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Decolonizzo o non decolonizzo: questo il problema

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Decolonizzo o non decolonizzo: questo il problema
(Last Updated On: 20 dicembre 2015)

Screening o non Screening per le infezioni dei pazienti in Terapia Intensiva?

Un interessante articolo comparso sul numero novembrino di Lancet Infectious Diseases sostiene che la decolonizzazione preventiva di pazienti in Terapia intensiva con un bagno di clorexidina e applicazione di mupirocina come unguento nasale è in grado di ridurre significativamente la batteriuria e la candiduria nei soggetti di sesso maschile.
Lo studio si basa sull’analisi secondaria di dati provenienti da un grande trial randomizzato a cluster denominato REDUCE (Randomized Evaluation of Decolonization vs Universal Clearance to Eradicate MRSA), finalizzato alla eradicazione degli stafilococchi meticillino-resistenti (MRSA).
Sono stati interessati 43 ospedali e 74 reparti di terapia intensiva (non pediatrici). Le conclusioni del trial erano state che la decolonizzazione risultava essere più efficace di interventi mirati nel ridurre la probabilità di infezioni da MRSA e delle altre principali infezioni ematogene in questi contesti.
Per questo studio, agli ospedali partecipanti è stata assegnata a caso una delle seguenti possibili strategie: a) screening universale di tutti i ricoverati e isolamento dei portatori di MRSA; b) decolonizzazione mirata (screening, isolamento e decolonizzazione dei portatori con bagno di clorexidina e applicazione di unguento nasale di mupirocina); c) decolonizzazione universale con bagno di clorexidina e applicazione di unguento nasale di mupirocina a tutti, senza screening.

I risultati dimostravano una riduzione significativa di batteriuria e candiduria solo per i pazienti di sesso maschile (non le donne) inclusi nella strategia c), cioè la decolonizzazione universale.

Le conclusioni degli autori sono che la decolonizzazione universale possa rappresentare una strategia efficace per ridurre batteriuria e candiduria nei pazienti maschi ricoverati in terapie intensiva.
La maggior efficacia negli uomini rispetto alle donne si ipotizza dovuta alla maggiore facilità di accesso alle aree da decontaminare.

Pur non essendo riportata alcuna analisi economica delle diverse strategie, è inevitabile osservare come l’approccio c) della decolonizzazione universale, implichi una sostanziale riduzione dell’impegno del laboratorio di microbiologia clinica per questi pazienti.
Con l’importante corollario di ridurre anche il dilemma di dover comunque trattare, sulla base della sola risposta del laboratorio, una presenza batterica o fungina che potrebbe rappresentare una semplice contaminazione e non una vera e propria infezione, distinzione difficile da operare su basi cliniche in questa tipologia di pazienti.
Una conclusione ricca di possibili implicazioni non solo per la pratica clinica ma anche per l’organizzazione sanitaria dell’area critica nel suo insieme.
Da sostenere con ulteriori evidenze, come sempre in Medicina.

FONTE: DOI: http://dx.doi.org/10.1016/S1473-3099(15)00238-8

Lancet Infectious Disease, 26 Novembre 2015

laninf

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Marco Caputo

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