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(Last Updated On: 28 novembre 2023)

iniziative ECDC, EMA, FOFI, RSA e S.aureus in neonatologia

Uno degli aspetti centrali dei programmi efficaci di contrasto ai microorganismi antibioticoresistenti ed alle infezioni correlate all’assistenza (ICA) è il coinvolgimento attivo e responsabile di tutte le figure professionali, delle diverse discipline, sia in ospedale sia sul territorio. Scomporre il problema nei vari sottoinsiemi di cura, mantenendo una visione unitaria, è la strategia premiante che comincia a dare i frutti, come testimoniano molte iniziative.

Numerosi studi dimostrano che il trasferimento nella pratica di misure assistenziali più “sicure” non avviene se mancano condizioni organizzative, culturali, formative, interpersonali, favorevoli.

La rilevanza del tema è ben nota ed è affrontata attraverso documenti e linee guida internazionali, come la recente raccomandazione del Consiglio Europeo sull’antibiotico-resistenza, in ottica “One Health”. E’ anche la caratteristica peculiare della SIMPIOS (Società Italiana Multidisciplinare per la Prevenzione delle Infezioni nelle Organizzazioni Sanitarie), nata 20 anni fa con l’obiettivo di promuovere il confronto al proprio interno di tutte le figure professionali.

La multidisciplinarietà ha rappresentato il “Target” della settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica (18-24 novembre). Un esempio: la Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI), ha diffuso un vademecum con le “5 cose da sapere per un uso appropriato”, con le risposte del farmacista alle domande più frequenti dei cittadini, volto a promuovere un consumo consapevole degli antibiotici nell’uomo e negli animali da compagnia, fattore essenziale per contrastare la comparsa di infezioni difficili, spesso associate a decessi per mancanza di una terapia adeguata.

L’antibiotico-resistenza (MDR) è un fenomeno preoccupante che impone un cambiamento culturale negli operatori sanitari, istituzioni e cittadini, sempre più con un approccio “One Health” che integri salute umana, salute animale e salubrità ambientale. Questo messaggio è contenuto nel vademecum che la FOFI ha messo a disposizione di tutti i farmacisti, nel quale si sottolinea quanto l’osservanza di semplici regole di utilizzo, conservazione e smaltimento degli antibiotici rappresentino gesti importantissimi per la tutela della salute.

L’EMA monitora le vendite di antimicrobici veterinari, in Europa, attraverso il progetto ESVAC, dal 2009, quando 9 paesi europei si sono offerti volontari per fornire dati sulle vendite di farmaci ad uso veterinario. Il numero dei partecipanti è più che triplicato nel tempo. Nel 2022 risultavano 31 i paesi europei aderenti al progetto.

L’ESVAC ha creato una raccolta di dati “affidabili” sugli antimicrobici venduti per uso animale, fornendo preziose informazioni sull’impatto delle misure adottate, fissando obiettivi per ridurre il consumo di antimicrobici negli animali. Nel 2022, i 27 Stati membri del “UE” hanno raggiunto una riduzione compatibile con l’obiettivo del 50%, fissato per il 2030, rispetto al 2018.

RSA. Le ICA non affliggono solo l’ambiente ospedaliero ma anche quello territoriale, in particolare la popolazione delle residenze sanitarie assistenziali, con una prevalenza puntuale del 3,9%, secondo uno studio condotto dall’Università di Torino nel 2022. Colpiscono più frequentemente le vie respiratorie, seguite dal tratto urinario, dalla cute, dagli occhi, dal naso e dalla bocca, dal torrente ematico. Comportano un aumento della mortalità, delle giornate di ricovero ospedaliero, delle spese mediche e, soprattutto, una riduzione della qualità di vita e dell’autonomia.

Secondo le ultime stime, pubblicate nel 2019, in Italia c’è una disponibilità di 18,8 posti, nelle RSA del Servizio Sanitario Nazionale, ogni mille abitanti di età uguale o superiore a 65 anni. Sono molto meno dei posti disponibili negli altri Paesi europei e, in particolare, rispetto al fabbisogno reale. Questi limiti determinano una selezione della popolazione residente, che risulta fragilissima: trovano posto solo i più anziani e quelli in condizioni più precarie. In Italia le RSA sono per lo più strutture piccole, sprovviste di personale medico dedicato, di laboratori diagnostici interni, di risorse per isolare i residenti contagiosi.

Solo alcune Regioni prevedono l’obbligo (per le RSA) di avere una direzione sanitaria: dove non c’è questo vincolo, spesso della cura dei residenti si occupano i rispettivi medici di medicina generale, quindi manca una gestione unificata dell’assistenza. Quando è prevista la figura del direttore sanitario, spesso si tratta di un gerontologo e raramente nello staff medico c’è un igienista.

Gli operatori non medici hanno provenienza eterogenea e spesso sono privi di una formazione specifica per il contrasto delle infezioni. I degenti hanno una età media superiore a 85 anni; più del 50% è affetto da demenza o da poli-patologie, malnutrizione e sarcopenia. Nella maggior parte dei casi sono pazienti in dimissione protetta dagli ospedali, rappresentando potenziali portatori di ICA, per i ricoveri alternati alla degenza nelle strutture residenziali.

Cosa servirebbe per rendere le RSA più sicure per la salute dei loro residenti? L’Associazione Nazionale Strutture Territoriali, in accordo con: l’Associazione Gestori dei Servizi Sociosanitari Post Intensivi, l’Associazione Nazionale Manager del Sociale e del Sociosanitario, l’Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari e l’Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale, hanno redatto un “position paper” formulando proposte concrete per la riforma del settore:

  • -  obbligo per le RSA di dotarsi di una direzione medica e di uno staff medico dedicato;
  • formazione del personale medico e non medico nella prevenzione delle ICA;
  • protocolli uniformi (sorveglianza, somministrazione antibiotici, gestione dati clinici);
  • -  aumento della disponibilità di posti nelle RSA.

Purtroppo, la tendenza attuale è scoraggiante: tante strutture chiudono per mancanza di personale e i finanziamenti all’assistenza sanitaria territoriale tendono a diminuire. I buoni propositi espressi durante la pandemia sono già stati dimenticati!

Neonatologia. Lo Stapylococcus aureus rappresenta uno dei principali agenti eziologici di infezioni  nosocomiali in età pediatrica. Oltre alle infezioni di cute e tessuti molli e a quelle del sito chirurgico, può causare forme invasive: sepsi, osteomieliti, artriti settiche e polmoniti associate alla ventilazione assistita. Tra il 10 ed il 25% dei bambini ad alto rischio, precedentemente colonizzati, sviluppano un’infezione da Staphylococcus aureus meticillino resistente (MRSA).

Una revisione ESPID analizza, tra i protocolli disponibili, le indicazioni per la decolonizzazione. Viene generalmente raccomandata solo in bambini ad elevato rischio di forma invasiva da MRSA (immunodepressi) o colonizzati da SA produttori di PVL (Panton-Valentine leukocidin positive), con regimi diversificati, che includono antibiotici nasali, bagni con antisettici e disinfezione della biancheria.

Esistono poche opzioni terapeutiche per la batteriemia da S. aureus, spesso letale, soprattutto in caso di MRSA. Il ceftobiprolo potrebbe rappresentare una valida alternativa, anche in caso di endocardite infettiva del lato destro del cuore, causata sia da ceppi meticillino-resistenti (MRSA) sia meticillino-sensibili (MSSA).

vademecum Farmacie

Farmacia

BIBLIOWEB:

EMA – Sales of veterinary antimicrobial agents in 31 European countries in 2022 – Trends from 2010 to 2022 – Thirteenth ESVAC report – 2023 (PDF)

Un Click per Leggere

FARMINDUSTRIA – Raccomandazioni per una strategia efficace  contro la resistenza antimicrobica – 2022 (PDF)

Un Click per Leggere

ECDC – Studio di prevalenza europeo sulle infezioni correlate all’assistenza e sull’utilizzo di antibiotici nelle strutture di assistenza socio-sanitaria extraospedaliera – Protocollo, HALT-3 2016-2017 (PDF)

Un Click per Leggere


 

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Assunta Sartor

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