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Superlavoro legittimo risarcimento

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Superlavoro legittimo risarcimento
(Last Updated On: 21 ottobre 2023)

Ordinanza della Cassazione che ne sancisce la legittimità

Ammalarsi di superlavoro: accade sempre più spesso ai medici e sanitari, stremati da turni infiniti, carenza di personale, impossibilità di concedersi le ferie o anche solo il giusto riposo. Oggetto di aggressioni e violenze fisiche e verbali. Si susseguono i gravi episodi di aggressione: all’Ospedale San Paolo di Bari, una dottoressa in servizio al Pronto soccorso è stata aggredita e schiaffeggiata da una donna (trauma cervicale con prognosi di quindici giorni). All’Ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari, un medico è stato assalito dal padre di un paziente. Constatiamo amaramente che sono coinvolti donne e bambini… e non succede solo in Puglia.

La professione sanitaria si trova tra l’incudine della Direzione Aziendale e il martello dei pazienti aggressivi, con un effetto di disaffezione sempre più evidente. Ora la Cassazione, con un’Ordinanza (Cass. Civ. Sez. lavoro, Ord. 28/02/2023 n° 6008), sancisce la legittimità del risarcimento del danno biologico per il superlavoro del medico, stabilendo che “il limite dell’orario di lavoro deve coincidere con la tutela della salute, con un alleggerimento dell’onere probatorio in capo al lavoratore“.

Questa decisione della Cassazione è importante perché mette in evidenza come i ritmi e gli orari di lavoro dei medici, derivanti dalla carenza di personale, incidano non soltanto sulla qualità dell’assistenza e su quella della vita privata e familiare ma abbiano conseguenze dirette sulla salute. Non si tratta più di una mera rivendicazione contrattuale, ma di una questione di salute e di sicurezza sul lavoro”; puntualizza il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli.

Il fatto. Un dirigente medico di primo livello, dipendente ASL, chiama in giudizio l’azienda datrice di lavoro per chiederne la condanna al risarcimento del danno biologico conseguente all’infarto del miocardio subito “a causa del sottodimensionamento dell’organico che l’aveva costretto per molti anni a intollerabili ritmi e turni di lavoro”. La Corte d’Appello respinge il ricorso contro la sentenza di primo grado, sotto diversi profili attinenti al mancato assolvimento dell’onere della prova, onerandone oltre misura il dipendente.

Ma la Cassazione ribalta la pronuncia di merito, rimandando il caso alla Corte d’Appello, in diversa composizione. In particolare, afferma che il lavoratore è tenuto ad allegare rigorosamente tale inadempimento, evidenziando i relativi fattori di rischio (ad es. modalità qualitative improprie, per ritmi o quantità di produzione insostenibili, ovvero secondo misure temporali eccedenti i limiti previsti dalla normativa o comunque in misura irragionevole).

Secondo i Giudici, spetta al datore di lavoro dimostrare che i carichi di attività erano normali, congrui e tollerabili o che ricorreva una diversa causa che rendeva l’accaduto non imputabile a sé. Inoltre, evidenzia che Il fatto che sia stata riconosciuta in sede amministrativa la causa di servizio ai fini dell’equo indennizzo e che sia stata prodotta in giudizio la relativa documentazione, se non vale come prova legale del nesso causale, vincolante per il giudice, ben potrebbe essere prudentemente apprezzata (ai sensi dell’art.116 c.p.c.), come prova sufficiente di quel nesso, in mancanza di elementi istruttori di segno contrario.

“Tale decisione si inserisce in quel filone giurisprudenziale maggioritario che afferma che il limite dell’orario di lavoro deve coincidere con la tutela della salute e con un alleggerimento dell’onere probatorio in capo al lavoratore”. Serve dunque un intervento del legislatore che elimini il tetto ancora oggi previsto per le assunzioni di personale medico e sanitario, che valorizzi il lavoro dei professionisti, sia per condizioni e contesto, sia con un’adeguata remunerazione.

Questo non solo in un’ottica di risanamento del SSN e di sicurezza delle cure e degli operatori, ma anche per preservare il sistema, da un punto di vista della sostenibilità economica. In altre parole, “meglio investire risorse per prevenire il danno biologico che essere costretti a spenderle per risarcirlo, perdendo risorse umane prima ancora che finanziarie”.

Non va dimenticato che anche la violenza ha conseguenze sulla salute, immediate ma anche indirette e a lungo termine: eventi cardiovascolari e disturbi post traumatici da stress sono effetti collaterali delle aggressioni, provati dalle evidenze scientifiche e per i quali la stessa Cassazione ha, più volte, riconosciuto un nesso causale.

Pensieri condivisi anche dal Presidente FNOMCeO (che è anche presidente dell’Ordine dei Medici di Bari). Ricorda e chiede un intervento che permetta di applicare pienamente la Legge 113/2020 sulla sicurezza dei professionisti sanitari. Anche la violenza ha conseguenze: è strategico prevenire questi atti che hanno effetti sulla salute degli operatori, sulla sicurezza delle cure e sulla sostenibilità del SSN, sempre più provato dall’abbandono da parte dei professionisti provati da condizioni di lavoro intollerabili.

BIBLIOWEB:

Corte di Cassazione Civile Sezione lavoro, Ordinanza del 28/02/2023 n° 6008 (PDF)

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Francesco Bondanini

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