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Diabete. Lipotossicità e palmitato

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Diabete. Lipotossicità e palmitato
(Last Updated On: 10 maggio 2015)
La proteina p66Shc è ‘killer’ delle cellule produttrici di insulina

L’esito di una ricerca della Società italiana di Diabetologia (Sid) indica in una dieta ricca di grassi (in particolare di grassi nocivi come l’olio di palma) uno degli elementi che possono provocare il diabete distruggendo le cellule beta pancreatiche, produttrici di insulina.
A mediare il danno da “eccessi alimentari”, in particolare da dieta troppo ricca di grassi, è la p66Shc, proteina ‘killer’ delle cellule che producono insulina.

La proteina p66Shc è un potente induttore di stress ossidativo a livello cellulare, promuovendo la formazione di specie reattive dell’ossigeno (in pratica le ‘pallottole’) che sono in grado di danneggiare e uccidere le cellule: funge anche da amplificatore di altri fattori in grado di promuovere lo stress ossidativo, quali ad esempio l’iperglicemia nel diabete e un aumento della produzione di fattori coinvolti nell’infiammazione.

Lo studio (Università di Bari, in collaborazione con l’Università di Pisa e quella di Padova) ha valutato gli effetti del palmitato sull’espressione di questa proteina ‘killer’ a livello di isole pancreatiche umane e del topo, oltre che su cellule di insulinoma di ratto.
Coordinatore dello studio è stato Francesco Giorgino, Ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo l’Università ‘Aldo Moro’ di Bari.
Gli autori dello studio hanno evidenziato che l’esposizione a palmitato (il principale grasso contenuto nell’olio di palma, uno dei componenti più usati nell’industria alimentare) provoca un selettivo aumento della proteina p66Shce questo, a sua volta, induce un aumento dell’apoptosi nelle cellule umane e di ratto e nelle cellule di insulinoma di ratto.

L’apoptosi delle cellule beta pancreatiche è stata da tempo individuata come il meccanismo principale che lega l’eccessiva assunzione di grassi con la dieta al danno delle cellule beta pancreatiche; questo porta ad un’alterata secrezione di insulina e all’iperglicemia tipiche del diabete di tipo 2, soprattutto nelle forme associate a obesità viscerale (cioè a grasso depositato nella pancia).
La proteina p53 (che svolge il ruolo di oncosoppressore) aumenta anch’essa e questo a sua volta determina l’aumento della proteina p66Shccon l’avvio degli effetti dannosi sulla cellula.

Va ricordato che la proteina p66Shc è stata anche coinvolta nello sviluppo delle complicanze del diabete, quali nefropatia e danno cardiovascolare, e potrebbe quindi essere molto utile limitarne gli effetti quando eccessivi”.

Assistiamo ad un proliferare di diete incongrue (e potenzialmente pericolose), perché troppo ricche di proteine o di grassi, che vengono proposti come sostituti dei ‘famigerati’ carboidrati.
In realtà i carboidrati (pane, pasta, riso, patate) sono indispensabili in una dieta equilibrata, anche per le persone con diabete, ma naturalmente vanno assunti in modo ragionevole.
Un’alimentazione veramente salutare non è mai una dieta di ‘negazione’ quanto piuttosto di moderazione nelle quantità e diversificazione della qualità degli alimenti”.

 

BIBLIOWEB:

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23995397

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Roberto Testa

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