Blog

Social Media & Posta elettronica

Posted by:

Social Media & Posta elettronica
(Last Updated On: 15 gennaio 2024)

L’impatto delle nuove tecnologie informatiche

Viviamo in un’epoca di grandi cambiamenti, sia per la loro portata che per la velocità con cui questi si succedono. La principale forza responsabile di questa corrente di trasformazione è costituita dalle nuove tecnologie. Alcune delle conseguenze socioeconomiche della rivoluzione digitale si fanno già sentire, altre sono previste a lungo termine o addirittura ancora del tutto imprevedibili. Ha sintetizzato questo divenire, da alcuni anni, l’Osservatorio Mondiale delle Comunicazioni (ORBICOM).

Oggi, nel post Covid, il rapido cambiamento è ben evidente nei sistemi sociali e sanitari, nella salute pubblica, nel lavoro, nell’ambiente. In breve tempo sono stati modificati gli equilibri politici, culturali, i percorsi ad elevato impatto sociale, tra cui la sostenibilità economica, la clinical governance, la resilienza occupazionale e le relazioni con le comunità ed il territorio.

Ci si è dedicati, in una corsa contro il tempo, ad avviare una mole enorme di programmi dedicati, start-up, spin-off, a qualsiasi livello, utilizzando le conoscenze scientifiche e tecnologiche attuali. Ogni crisi pandemica non è mai solo una crisi di salute pubblica, è anche un processo di reazione e adattamento dei sistemi sociali. L’accelerazione di eventi nel tempo e l’urgenza nel dovere dare risposte adeguate ai cittadini, ha messo in luce distorsioni degli equilibri sociali e sanitari preesistenti ma, allo stesso modo, ha favorito l’approfondimento della comunicazione appropriata nel rapporto medico-paziente.

La programmazione sanitaria, oggi, passa inevitabilmente per l’utilizzo dei social media, dove hanno trovato uno spazio enorme ed un terreno fertile i percorsi di prevenzione e di integrazione per la continuità delle cure, la gestione dell’emergenza ospedaliera e l’indicazione di aree geograficamente e strutturalmente disagiate.

L’esigenza di raccomandazioni sulla professione medica e nella comunicazione tra medico e cittadino-paziente era presente già in periodo pre-Covid19. E’ diventata oggi ancora più pressante, considerando l’elevata diffusione di contenuti (scrittura, comunicazioni vocali, immagini, video), trasmessi attraverso questi mezzi di comunicazione.

Si è fatta spazio l’infodemia che, come viene definita dall’OMS, è l’eccessiva quantità di informazioni, comprese quelle false o fuorvianti, in ambienti digitali e fisici, che capace di indurre comportamenti rischiosi, che possono nuocere alla salute. Questo fenomeno ha portato anche alla sfiducia nelle Autorità Sanitarie, quindi nel SSN, come pure nei confronti del proprio medico curante, con un effetto negativo sulla sanità pubblica.

L’infodemia può prolungare le epidemie, quando le persone non sono sicure di ciò che devono fare per proteggere la propria salute e quella delle persone intorno a loro. Con il crescente incremento della digitalizzazione e con l’espansione dei social media e di Internet, le informazioni possono diffondersi più rapidamente ma non sempre sono quelle scientificamente corrette.

In forte crescita (inevitabilmente) il numero di medici in Italia, come nel resto del mondo, che fanno uso di una qualunque tipo di piattaforma “social”, come testimoniato in numerosi studi. I sanitari usano questi strumenti per il proprio aggiornamento professionale: non mancano occasioni nelle quali viene chiesto loro di informare il pubblico su questioni che riguardano la propria salute. Un medico che frequenta i social media si ritrova ad operare nella lotta alle fake news, con nuovi compiti come la “disease awareness”, il “patient empowerment – engagement”, per citarne solo alcuni.

E’ invalsa la consuetudine a confrontarsi su queste piattaforme con i propri colleghi o, addirittura, con i propri pazienti, magari esponendo casi clinici nei quali i cittadini possono riconoscersi, trascurando il rischio che la conversazione possa essere “non protetta” od intercettata da terzi non aventi diritto!

In Italia, la comunicazione tra medici, con scambio di informazioni scientifiche, avviene in assenza di una regolamentazione specifica o, quanto meno, di raccomandazioni che possano indicare quali atti un medico possa fare e quali è importante non faccia, considerando che, già da tempo, le informazioni trasmesse con la modalità “media” possono essere utilizzate in giudizio quale mezzo di prova.

Simili considerazioni possono essere fatte per l’interazione medico-paziente mediata dalla posta  elettronica o da sistemi di Instant Messaging, oggi praticata da numerosissimi medici, attraverso una comunicazione sincrona o asincrona, senza che siano chiare le regole d’uso, coerenti con la deontologia professionale. Le implicazioni, dal punto di vista deontologico, sono rilevanti.

Per questo si è rilevata importante il documento elaborato da FNOMCeO sull’uso dei social media, della posta elettronica e dei sistemi di Instant Messaging, nella comunicazione con i pazienti e con i cittadini, come parte integrante del Codice Deontologico. Definisce le motivazioni per una regolamentazione ed elabora due raccomandazioni per la comunicazione mediata, una dai social media e l’altra per dai sistemi di posta elettronica.

Lo sviluppo di una terza raccomandazione (per la comunicazione mediata dai sistemi di Instant Messaging) può prendere spunto dalle altre due (con le quali condivide molti aspetti), dopo un possibile confronto con il Garante per la Protezione dei Dati Personali, in relazione ai problemi legati alla privacy. Alla luce del rapidissimo mutamento nel contesto tecnologico e culturale, si suggerisce un aggiornamento delle stesse, a cadenza almeno biennale.

La British Medical Association (BMA), l’American Medical Association (AMA), l’American College of Physician (ACP), la Canadian Medical Association (CMA) e l’Australian Medical  Association (AMA) hanno prodotto delle raccomandazioni per un uso appropriato ed etico dei social media, da parte dei medici. Possono sintetizzarsi nei seguenti argomenti:

- riservatezza dei dati;
- gestione delle richieste di amicizia da parte dei pazienti;
– creazione di più profili (personale e professionale);
– dichiarazione di eventuali conflitti di interesse;
- affermazioni diffamatorie o ambigue (fake news, uso di affermazioni non scientifiche)

In Italia, FNOPI (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche) ha pubblicato raccomandazioni indirizzate agli infermieri italiani. In sintesi, suggeriscono ai sanitari che volessero usare i social media, di aprire due account distinti, da usare rispettivamente per fini personali e professionali, avendo bene definito chi può accedere ai corrispondenti profili.

Meno controverso è il dibattito relativo all’impiego della posta elettronica come modalità per lo scambio di informazioni tra medico e paziente, supportato da diversi studi e revisioni sistematiche, condotti per misurarne l’efficacia. La posta elettronica può essere uno strumento prezioso nella gestione del follow-up, dopo una visita convenzionale, nel self-management di un disturbo, nel garantire il mantenimento di un rapporto proficuo tra malato e curante orientando la continuità  assistenztale.

Viene spesso utilizzata per gestire la routine medica (fissare appuntamenti, gestire le situazioni non di emergenza, inviare ai pazienti dei richiami per le vaccinazioni),  nel fornire link e materiali di approfondimento.

Occorre porsi una domanda fondamentale: in quali condizioni è lecito usare la posta elettronica, nel rapporto medico-paziente, quando veicola informazioni sensibili! Esistono delle raccomandazioni pubblicate dal “AMA” che regolano il rapporto “conosciuto” e disincentivano il rapporto medico/paziente “non conosciuto”. Alcuni suggerimenti sono tecnici, come l’uso di sistemi protetti che permettono la cifratura dei messaggi, mentre altri sono di natura organizzativa, come tenere traccia nelle cartelle cliniche informatizzate delle comunicazioni che avvengono via mail.

Per i potenziali conflitti di interessi, è interessante come esempio la “disclosure form”, presente sul sito web della “International Committee of Medical Journal Editors” (ICMJE) o quella dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO). Il tutto potrebbe essere esplicitato inserendo nel post un “tag” elettronico (in letteratura c’è un generale accordo sugli hashtag #noCOI e #COI, ad indicare rispettivamente la assenza o presenza di conflitto).

BIBLIOWEB:

Raccomandazioni-FNOMCeO-uso-social-media-posta-elettronica-whatsapp (PDF)

Un Click per Leggere

Print Friendly, PDF & Email


Articoli correlati:

0
Marco Pradella

About the Author

sito web e modulo per contatto: www.labmedico.it
Go To Top
AVVERTENZA: Questo sito web utilizza i Cookies al fine di offrire un servizio migliore agli Utenti Maggiori informazioni