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Violenza in sanità

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Violenza in sanità
(Last Updated On: 8 marzo 2018)

Non sparate sulla croce rossa: è un modo di dire che sta perdendo di significato, se proviamo a guardare i dati, ancora scarsi e frammentari, che riguardano i casi di violenza nel mondo sanitario.

Solo qualche Regione ha prodotto indicazioni sul tema (LG ER-2010). Il danno provocato dagli atti di violenza agli operatori del settore sanità (dati 2012), è stato stimato in trenta milioni di euro, mentre sono state calcolate in oltre 278 mila le giornate di infortunio causate sempre da fenomeni di aggressioni, registrate nel 2013.

Si tratta di un fenomeno ancora in crescita, intorno al quale i dati disponibili sono pochi, non omogenei e frammentari, tanto da produrre l’istituzione di un Osservatorio sulla Sicurezza e Prevenzione della Violenza degli Operatori Sanitari, da parte del Ministro della Salute,  proprio su richiesta della FNOMCeO. Gli episodi di violenza a danno di operatori sanitari sono un indicatore del cambiamento culturale sia del rapporto medico-paziente  sia cittadino – P.A..

Di sicuro è anche un problema di genere: su 1200 infortuni INAIL causati da “aggressione o violenza da parte di estranei”, 851 (71%) ha riguardato donne. I dati sul personale infermieristico propongono un rapporto uomo – donna di 34 a 66, su cento (dati Nursind).

Il paziente è cambiato: “ In principio c’è l’aspettativa, da parte di un paziente o del famigliare, di ricevere un certo tipo di attenzione ed in certi tempi, ma quando ciò viene disatteso, scatta il “diritto”, arrogato, di insultare, intimidire, minacciare, fino all’aggressione fisica” Come ci ricorda l’articolo sul tema, comparso sul Bollettino dell’Ordine dei Medici di Milano, che fornisce anche dati di un campione significativo.

Per l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (OSHA), la presenza del Rischio Aggressione nell’ambito sanitario è un dato di fatto certo e preoccupante. Gli ambienti maggiormente a rischio si concentrano (non a caso) nel settore dei servizi, in particolare le organizzazioni che operano nei settori della sanità, dei trasporti, del commercio, della ristorazione, nel settore finanziario e dell’istruzione. Tuttavia, nei paesi del UE si cita spesso il settore delle cure sanitarie come uno dei più colpiti. L’Agenzia europea ha affrontato il tema del Rischio Aggressione producendo tre fact-sheets, consecutivi e tra loro collegati.

Per gli esperti di sicurezza il loro ordine cronologico non è casuale: la scheda informativa n. 22 fornisce una guida all’applicazione della valutazione e della prevenzione dei rischi allo stress di origine lavorativa (ricordando che tale valutazione è utile anche per affrontare le problematiche legate alle violenza sul posto di lavoro). La scheda informativa n. 23 tratta il tema della violenza ‘interna’ all’ambito lavorativo, ovvero le vessazioni (mobbing); infine la scheda informativa n. 24 tratta il tema della violenza ‘esterna’, specificando che comprende generalmente “gli insulti, le minacce o le forme di aggressione fisica o psicologica praticate sul lavoro, da soggetti esterni all’organizzazione, ivi compresa la clientela, tali da mettere a repentaglio la salute, la sicurezza od il benessere di un individuo”.

Il D.Lgs.81/08 (sicurezza dei lavoratori e degli ambienti di lavoro)  è centrato sulla ‘salvaguardia’ del lavoratore e del suo posto di lavoro. Nella lingua italiana, con il termine ‘sicurezza’,  vengono compresi due aspetti ben diversi, che la lingua inglese definisce con due differenti vocaboli: 1) la ‘safety‘, che identifica la sicurezza: si occupa della tutela fisica e morale dei lavoratori, all’interno dell’azienda e dei clienti, che a vario titolo, frequentano i luoghi dove l’organizzazione svolge la propria attività; e 2) la ‘security‘, che definisce le tematiche concernenti la tutela del personale e dei beni aziendali dall’attacco di terzi.

Non sono  presenti nel testo del D.Lgs.81/08 i termini ‘violenza’ e ‘aggressione’, anche se appare ovvio che debbano essere  considerati nella valutazione del rischio, dato che  il Datore di Lavoro è per l’appunto tenuto a valutare ‘tutti i rischi’ presenti sul luogo di lavoro. Proprio nel proporre soluzioni, dobbiamo tener conto del “EBM”.

Esiste un forte disagio nella professione medico-sanitaria, che interessa gran parte dei colleghi, dovuto anche all’aver introdotto nella pratica clinica del SSN obiettivi economici, che condizionano in maniera rilevante l’agire del sanitario: la soluzione passa  inevitabilmente  per una nuova relazione di cura, un rilancio della professione medica e sanitaria, che deve tenere in debito conto questa problematica.

Nel Risk Management vi è il monitoraggio degli eventi sentinella. In particolare  sono da monitorare gli episodi di violenza.  L’informazione e la formazione dei lavoratori, in primis di quelli addetti ai pronto-soccorso, ai servizi di accoglienza e front office in sanità, alle guardie mediche territoriali, devono essere finalizzate all’acquisizione della capacità di identificare e segnalare tempestivamente i problemi, sia di tutela della salute sia di salvaguardia da rischi esterni all’ambiente di lavoro.

BIBLIOWEB:

C. Gaviraghi – Aggressioni: motivi tanti, giustificazione nessuna – Bollettino Ordine dei Medici di Milano 4-2017 (in FlipBook allegato)
https://salute.regione.emilia-romagna.it/assistenza-ospedaliera/sicurezza-cure
https://osha.europa.eu/it
https://osha.europa.eu/it/tools-and-publications/publications/factsheets/22/view
https://osha.europa.eu/it/tools-and-publications/publications/factsheets/23/view
https://osha.europa.eu/it/tools-and-publications/publications/factsheets/24/view
Sicurezza sul lavoro in sanità  http://newmicro.altervista.org/?p=3411

 “Quando chi cura diventa un nemico” dal Bollettino del OMCeOMI 4. 2017 (PDF-FlipBook)

Un Click per Leggere

 Raccomandazione per la prevenzione della violenza a danno degli operatori sanitari  – Regione Emilia-Romagna (PDF-FlipBook)

Un Click per Leggere

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Assunta Sartor

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