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Albuminuria & rischio Demenza

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Albuminuria & rischio Demenza
(Last Updated On: 24 febbraio 2017)

L’albuminuria

è associata a un maggiore rischio di demenza. Dopo lo studio che proponeva l’associazione dell’albuminuria ed il filtrato glomerulare (GFR) con il declino cognitivo dei diabetici (ma anche nei “normali”), siamo ad una nuova svolta che ripropone dei valori di laboratorio come indicatori di riferimento in patologie definite, un richiamo agli “esami diagnostici”, su cui spesso ci siamo trovati a discutere, in particolare sull’esame urine completo e sulla sua centralità.

Le prove sono in una recente metanalisi, che ha incluso trentadue studi per un totale di 243.094 pazienti, che ha scoperto che l’albuminuria era associata a un aumento del 35% del rischio di deficit cognitivo e demenza, in particolare demenza vascolare (Odd Ratio OR: 1,96) e morbo di Alzheimer clinico (OR: 1,37).

La metanalisi ha preso in considerazione l’analisi sistematica di studi coorte, caso-controllo e trasversali, esaminando la relazione tra albuminuria e demenza. Le associazioni emerse con segni e sintomi comunemente ricercati nella diagnosi “demenza” hanno esplicitato che l’albuminuria era inversamente associata a cognizione globale, funzionalità esecutiva, fluidità dell’eloquio, velocità di elaborazione e memoria verbale.

Ripassare la valutazione della gravità dell’albuminuria, facendo riferimento alla scala di gravità proposta dal KDIGO (2015) sia in valori mg/g che in mg/mmol, ha quindi un altro motivo: le Demenze.

Il suggerimento che viene da questa metanalisi è che i sintomi della malattia renale, e l’albuminuria in particolare, sono un fattore di rischio di demenza.  Il consiglio che possiamo dare ai colleghi è che è opportuno eseguire un’analisi per l’albuminuria nell’ambito della valutazione del rischio di demenza dei pazienti.

A dirlo sono geriatri attraverso una metanalisi di “spessore”: noi come laboratoristi dobbiamo solo rilanciare l’informazione, non per attaccamento “al campanile”, come potrebbe essere paventato da dati (ed analisi) di nostra provenienza, ma proprio nell’interesse di pazienti e colleghi.  

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Michele Schinella

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