Settembre 2010 USA Today pubblica un’intervista a Neil Fishman, direttore del dipartimento di epidemiologia dell’Università di Pennsylvania, dal titolo: “Un superbatterio letale fa tremare il mondo, gli antibiotici non riescono a debellarlo”.
Il riferimento è agli Enterobatteri produttori di ß-lattamasi definite carbapenemasi, in grado di inattivare anche i carbapenemi potenti antibiotici oggi assai usati.
Questi ceppi sono molto spesso pan-resistenti (o quasi) in quanto alla resistenza ai carbapenemi si associano resistenze multiple ad altre classi di antibiotici. In realtà già negli anni 90 questi batteri erano stati segnalati negli USA ma, nel giro di un decennio, da rari quali erano sono diventati molto frequenti.
Gli Enterobatteri produttori di carbapenemasi rappresentavano fino a pochi anni fa un fenomeno assai raro nella realtà europea, ma a partire dal 2009 si sono diffusi velocemente e, secondo i dati diffusi dal European Center for Disease Control, nel 2010 l’Italia è, dopo la Grecia, il paese Europeo più colpito.
Quali soluzioni? Nuovi farmaci? Si, ma non basta. Già dal 2009 si sono affacciati nuovi ceppi quali i NDM (New Delhi metallo-ß-lattamasi), i VIM (Verona integronencoded metallo-ß-lattamasi) e i IMP (Imipenemasi metallo-ß-lattamasi).
Recentemente, recependo le indicazioni dell’ECDC, il Ministero della Salute ha dedicato alla problematica una circolare (0004968-P-26/022013) per la sorveglianza e controllo delle infezioni CPE con relativo modello di segnalazione. Occorre cambiare strategia? Forse.
Ecco cosa ci suggerisce il CDC nelle sue linee guida qui riportate.
Nel nostro Ospedale abbiamo già iniziato ad applicarle e, ovviamente, non siamo i soli.
La guerra continua.
In allegato la Documentazione relativa in formato PDF
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