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(Last Updated On: 5 dicembre 2023)

SNLG, LG, Infezioni ospedaliere, I dati OMS e ISS

Laresistenza antimicrobica è una delle principali cause di morte a livello mondiale, responsabile di circa 1,27 milioni di decessi e associata a 4,95 milioni di morti, nel 2019. La mancata lotta alla resistenza antimicrobica avrà conseguenze finanziarie significative, con un costo stimato, per l’economia mondiale, di 100 trilioni di dollari entro il 2050. Oltre 170 paesi hanno sviluppato piani d’azione nazionali sulla resistenza antimicrobica. L’attuazione però rimane frammentata, isolata, rendendo necessari maggiore impegno politico e investimenti.

Per guidare la definizione delle priorità nello sviluppo dei piani nazionali, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha pubblicato un “pacchetto” di 13 interventi, con l’obiettivo di definire gli ostacoli incontrati dai pazienti nell’accedere ai servizi sanitari.

Basandosi sul Piano d’azione globale, l’approccio dell’OMS, incentrato sulle persone, mira a spostare la narrazione mettendo al centro le esigenze delle persone al fine di migliorare la consapevolezza e la comprensione tra decisori politici e operatori sanitari. Il progetto fornisce una risposta programmatica e globale alla resistenza antimicrobica, a livello nazionale, sottolineando l’importanza di un accesso equo a servizi sanitari di qualità, orientati alla prevenzione, diagnosi e trattamento delle infezioni resistenti ai farmaci.

L’AMR è una priorità socioeconomica globale. Gli interventi basati sulla necessità di una risposta incentrata sulle persone, contribuirà notevolmente alle azioni “One Health”, sotto l’egida di piani nazionali multisettoriali. Il documento sottolinea l’importanza di coinvolgere la società civile e le organizzazioni comunitarie, il settore privato e il mondo accademico, nella contrasto all’Antimicrobico-Resistenza.

Evidenzia l’opportunità di programmi di assistenza di base, nonché la necessità di preparazione alle emergenze sanitarie: questo pacchetto aiuta i decisori politici ad identificare sinergie, garantendo l’efficienza e la sostenibilità delle azioni sull’AMR.

In Italia, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), la sorveglianza è basata su dati ottenuti  dal “AR-ISS”, un sistema basato sui laboratori ospedalieri di microbiologia clinica. I risultati evidenziano (nel 2022) elevate percentuali di resistenza, alle principali classi di antibiotici, per 8 patogeni selezionati come indicatori principali.

Per alcune combinazioni patogeno/antibiotico, in particolare per Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi, si continua ad osservare un trend in diminuzione, rispetto agli anni precedenti (dal 33,2% nel 2015 al 24,9% del 2022), mentre per Enterococcus faecium, resistente alla vancomicina, si osserva un continuo e preoccupante trend in aumento (la percentuale di stipiti resistenti alla vancomicina è passata dall’11,1% nel 2015 al 30,7% del 2022).

La sorveglianza nazionale delle batteriemie dovute ad enterobatteri resistenti ai carbapenemi (CRE), coordinata dall’ISS, registra, nel 2022, circa 3.000 casi diagnosticati e segnalati, confermando la larga diffusione delle batteriemie da CRE nel nostro paese, soprattutto in pazienti ospedalizzati. L’incidenza dei casi segnalati è in aumento rispetto al 2021 (3056 casi vs 2396).

Le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici, nei patogeni responsabili di infezioni, restano alte, anche se per alcune combinazioni patogeno/antibiotico si continua ad osservare un trend in diminuzione: cresce leggermente la prevalenza dei pazienti con una infezione ospedaliera, mentre cala, dopo il picco pandemico, quella nelle terapie intensive.

Considerando tutte le infezioni correlate all’assistenza, incluse quelle da Sars-CoV-2, la prevalenza, media delle ICA ospedaliere risulta del 8,8%. Nella precedente rilevazione, riferita al 2017, era del 8,1%. Dopo il picco del 24.5%, osservato nella scorsa edizione 2020-21, l’incidenza di pazienti infetti diminuisce al 18.8%, nel 2022-2023. Le percentuali di resistenza si mantengono però elevate.

Il tema della resistenza agli antibiotici va affrontato nella sua complessità, cercando di toccare tutti gli aspetti coinvolti, da quelli organizzativi sul territorio, che investono la rete dei laboratori nelle regioni, a quelli relativi alla sorveglianza, che richiedono un processo di innovazione continua che segua sia l’aumento delle conoscenze sia il progresso tecnologico: si pensi al potenziale ruolo delle scienze ‘omiche’, senza dimenticare la ricerca e la prospettiva ‘One Health’, che deve guidare tutte le attività di contrasto”, sottolinea Anna Teresa Palamara, direttrice del dipartimento Malattie Infettive dell’Iss, in un recente convegno sulle ICA.

La raccolta di dati affidabili è il primo passo per la risoluzione di qualunque problema medico e questo vale, a maggior ragione, per fenomeni complessi come le ICA e la resistenza agli antibiotici. A questa sorveglianza, coordinata dall’ISS e dall’università di Torino, hanno partecipato 325 ospedali, di 19 Regioni/Province autonome. In totale, sono stati raccolti dati su 60.404 pazienti.

I principali degli ospedali per acuti:

- considerando tutte le ICA, la media della prevalenza per paziente nei singoli ospedali è risultata del 8,8% (nel 2017 era del 8,1);
– su un totale di 6.340 ICA, le tre tipologie più frequenti sono state: infezioni del basso tratto respiratorio (19,18%), del sangue (18,83%), delle vie urinarie (17,09%), il COVID-19 (16,23%) e le infezioni del sito chirurgico (10,53%);
– i principali fattori che incidono sulla prevalenza sono stati: Regione di provenienza (dal 4,17% al 14,14%), le dimensioni dell’ospedale: (dal 7,81%, al 8,83% e 12,20%) distinguendo ospedali piccoli (< 200 posti letto), medi (201 – 500) e grandi (≥ 500 posti letto), la classe di età (dal 4,21% della età neonatale/pediatrica al 11,71% degli over 65).

Terapia intensiva. Sono stati presentati i risultati della nona edizione (2022-23) del Progetto SPIN-UTI – (Sorveglianza attiva Prospettica delle Infezioni Nosocomiali nelle Unità di Terapia Intensiva-UTI), del Gruppo Italiano Studio Igiene Ospedaliera (GISIO), della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità pubblica (SItI). In quest’ultima edizione, la sorveglianza ha incluso circa 4200 pazienti degenti, in più di 60 UTI su tutto il territorio nazionale, dal 10-2022 al 7-2023.

Dopo il picco del 24.5%, osservato nella edizione 2020-21, l’incidenza di pazienti infetti diminuisce al 18.8%, nel 2022-2023, così come l’incidenza complessiva di ICA: dal 30.6 al 29,3%. Analogamente, anche la mortalità in UTI ritorna sui livelli pre-pandemici (26,8% nel 2022-2023) rispetto al picco osservato nel 2020-21 (42,3%).

Per quanto concerne l’antimicrobico-resistenza, sebbene non vi siano variazioni nella proporzione di MDR, tra tutti gli isolati associati a ICA, un significativo trend in aumento è evidente per l’incidenza di A. baumannii MDR (5,4 % nel 2022-2023) e per le ICA da K. pneumoniae MDR (5,1%).

Aspetti medico-legali. Le ICA sono una problematica da cui nessun ospedale o struttura sanitaria è immune. Fanno parte di quelle complicazioni la cui “prevenibilità”, in toto, è quasi impossibile, a tutt’oggi, rappresentando ancora uno dei maggiori costi per le strutture, in termini di contenzioso medico-legale. Proprio per questo la Commissione nazionale per la formazione continua in Medicina, ha deciso di inserire le ICA tra le quattro tematiche “di interesse nazionale”.

Le ICA sono responsabili, da sole, del 30% dei casi di contenzioso medico-legale ed i costi hanno toccato decine di milioni di euro, ogni anno, per le strutture complesse con volumi importanti. I fattori di rischio sono legati all’ambiente, al fattore umano ed alle fragilità dei pazienti. Condizioni aggravate dall’avanzare dell’antibiotico resistenza nelle strutture di ricovero.

Recentemente la giurisprudenza (sentenza “Travaglino“ n.6386/2023)  ha attenuato il grado di colpa nei confronti della struttura sanitaria, individuando un quesito più preciso per il Consulente tecnico d’ufficio (CTU): deve adesso non solo certificare una ICA, ma anche esprimersi in merito alle procedure, alle misure di prevenzione, ai corsi di formazione, dando la possibilità alla struttura di difendersi.

Di particolare interesse la pubblicazione nel Sistema Nazionale Linee Guida (6 novembre 2023), della LGDiagnosi e management delle infezioni causate da batteri multiresistenti…”, scaturita dalla collaborazione tra Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), Società Italiana di Terapia Antinfettiva (SITA), Gruppo Italiano per la Stewardship Antimicrobica (GISA), Associazione Microbiologi Clinici Italiani (AMCLI) e Società Italiana di Microbiologia (SIM).

Notevole la sua valenza a supporto della Legge 8 marzo 2017, n. 24 (Gelli-Bianco), sulla colpa professionale sanitaria!

BIBLIOWEB:

People-centred approach to addressing antimicrobial resistance in human health:WHO core package of interventions to support national action plans  2023 (PDF)

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SNLG: “Diagnosi e terapia delle Infezioni da microrganismi multiresistenti” (PDF)

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Paolo Lanzafame

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