Un recente studio ha scoperto che negli USA l’accesso alla chirurgia della tiroide è condizionato dall’appartenenza etnica e dal reddito: minoranze razziali e meno abbienti accedono quasi sempre a strutture con bassi volumi e minore esperienza rispetto ad altri strati di popolazione. La disparità di trattamento è un problema di molti settori dell’assistenza sanitaria; si è scelto in questo studio la chirurgia della tiroide perché è uno dei settori ad oggi meno indagati.
Lo studio non arriva a spiegare il perché, ma si limita a constatare che queste differenze di accesso si traducono in esiti sanitari peggiori per quella parte di pazienti costretta ad utilizzare strutture con minore esperienza. Come spiega il dottor Adam Hauch , il team leader della ricerca, della facoltà di Medicina della Tulane University (New Orleans), i chirurghi con maggiore esperienza e le strutture con grandi volumi di attività ottengono sempre i migliori risultati.
Negli USA le tiroidectomie oscillano tra le 120.000 e le 166.000 l’anno. In questo studio sono stati esaminati 62.722 casi trattati tra il 2003 e il 2009. Nella maggior parte si trattava di tiroidectomie complete per patologia extra-neoplastica. Più del 90% degli interventi è stato eseguito da chirurghi con casistiche inferiori a 100 interventi/anno sulla tiroide, soglia che viene considerata dagli autori dello studio equivalente a ‘basso volume’.
Le complicanze post-chirurgiche sono state maggiori nel gruppo di pazienti trattati da chirurghi con ridotta esperienza rispetto ai controlli. (17% vs 12%).
Le stesse differenze percentuali si osservano se si esamina la casistica complessiva delle istituzioni di accoglienza: le maggiori complicanze si sono registrate nei centri con meno di 48 interventi/anno di tiroidectomia.
In tali strutture anche i tempi di degenza sono significativamente più lunghi.
Se e quanto la recente riforma Obama (“Affordable Care Act”, 2010) sarà in grado di modificare questa situazione non è dato al momento saperlo; la lezione da trarre da queste informazioni è che ineguaglianze e disparità sono ancora la norma nel trattamento chirurgico della patologia tiroidea: favorire l’accesso a centri specializzati per tutti i pazienti indipendentemente da fattori socioeconomici o razziali, oltre ad essere un obbligo morale, consente anche di ottenere esiti migliori in termini di costi e di benessere.
Il lavoro è comparso online il 4 settembre su JAMA Otolaryngology – Head and Neck Surgery
FONTE: http://bit.ly/1wfHeGo
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