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ISS e disturbi della condotta alimentare

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ISS e disturbi della condotta alimentare
(Last Updated On: 6 dicembre 2023)

L’eredità della pandemia – aggiornata la mappa dei Centri dedicati

Sin dai primi mesi della pandemia, in particolare tra le ragazze, sono raddoppiati i disturbi alimentari, tra cui anoressia e bulimia. Anche i disturbi mentali, come ansia e depressione, sono cresciuti repentinamente nelle giovani tra i 13 e i 18 anni. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista “Jama Network Open”, condotto da Loreen Straub del Brigham and Women’s Hospital e Harvard Medical School di Boston. Il lavoro ha coinvolto 1,7 milioni di giovani e giovanissimi, tra cui 410.373 ragazze tra 13 e18 anni.

A differenza dei ragazzi e delle bambine fino a 12 anni, tutti i disturbi di salute mentale sono cresciuti repentinamente tra le ragazze della fascia adolescenziale. Con l’eccezione della depressione, la prevalenza delle diagnosi di disturbo mentale è cresciuta a velocità maggiore durante la pandemia. La diffusione dei disturbi alimentari è più che raddoppiata, passando da 1.065 nuovi casi tra le adolescenti (0,26%) nel marzo 2020, a 2058 (0,56%), nello stesso mese del 2022. La ricerca, dunque, suggerisce che le giovani adolescenti siano le più vulnerabili ai disturbi dell’alimentazione.

Anoressia, bulimia e “binge eating” (disturbo da alimentazione incontrollata) sono purtroppo sempre più diffusi e colpiscono fasce sempre più giovani. Se non diagnosticati e trattati precocemente, tendono a cronicizzare, con effetti gravi su tutto l’organismo, a volte anche letali.

Per la loro complessità, si tratta di disturbi che richiedono la maggiore collaborazione possibile tra figure professionali con differenti specializzazioni (psichiatri, pediatri, psicologi, dietisti, specialisti in medicina interna). Sia l’anoressia che la bulimia possono essere causa di complicanze mediche gravi. I disturbi del comportamento alimentare (DCA), nell’ambito delle patologie psichiatriche, presentano il più alto indice di mortalità. In particolare, nel caso dell’anoressia nervosa, il rischio di morte è 5-10 volte maggiore di quello di persone sane della stessa età e sesso. Nel nostro paese bulimia e anoressia causano più di 4000 morti/anno.

In Italia circa 3 milioni di persone, il 5% della popolazione, soffre di DCA: il 90% è rappresentato da donne, anche se sempre più numerosi sono gli uomini che manifestano questi sintomi e si rivolgono a strutture specializzate. L’esordio, in entrambi i sessi, è sempre più precoce. Negli ultimi anni si è registrato un abbassamento dell’età fino agli 8/9 anni. Fenomeno dovuto sia all’abbassamento dell’età puberale nelle bambine sia al sempre più diffuso impiego dei social network, che facilitano confronti con modelli di bellezza irraggiungibili.

Sono aumentati di oltre il 50% anche i ricoveri, passati dai 180 casi nella prepandemia (2019), a quasi 300 casi nel 2022. I DCA rappresentano, nel mondo, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la seconda causa di morte per le ragazze nella fascia di età tra i 12 e i 25 anni. Preoccupano i numeri: raddoppiati, tra il 2021 e 2022, gli accessi per DCA (+96,8%) registrati presso il pronto soccorso dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma, rispetto al biennio precedente (2019-2020), passando da 463 a 911. I ricoveri ordinari dai 362 del 2019-2020 sono saliti ai 565 nel 2021-2022 (+56%). In aumento anche i day hospital: da 1.062 a 1320 (+24.3%), nello stesso periodo.

Un trend che conferma il disagio giovanile vissuto durante la pandemia. Il lockdown prima e le restrizioni della socialità dopo, hanno fatto da detonatore per un malessere che era spesso già presente, a volte in maniera meno manifesta a volte di più. Il Covid e la quarantena sono stati sicuramente fattori di accelerazione, ma molte di queste ragazze e di questi ragazzi erano già allenati a mangiare di nascosto, a vomitare di nascosto, a vivere di nascosto!

Sono 126 i centri dedicati alla cura dei Disturbi dell’alimentazione: 112 pubblici e 14 privati accreditati. Il maggior numero (63) si trova nelle regioni del Nord (20 in Emilia Romagna e 15 in Lombardia); al centro ve ne sono 23 (di cui 8 nel Lazio e 6 in Umbria); mentre 40 sono distribuiti tra il Sud e le Isole (in particolare: 12 in Campania e 7 in Sicilia).

Risultano censiti sulla piattaforma online dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) garantendo una mappatura territoriale aggiornata e coordinata dal Centro nazionale dipendenze dell’ISS e doping, con il supporto tecnico e finanziario del Ministero della Salute.

La piattaforma web di riferimento costituisce un servizio prezioso. Offre, in tempo reale, un database aggiornato, consentendo ai cittadini con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, alle loro famiglie, a chi sta loro vicino, la possibilità di usufruire di interventi appropriati.

Rispetto alla fascia d’età, grazie ad un questionario nazionale, si è osservato che il 84% dei centri prende in carico persone di età pari o superiore a 18 anni, l’82% la fascia tra 15 e 17 anni ed il 48% i minori, fino a 14 anni. La modalità di accesso è diretta nel 77% dei casi, ossia è il paziente stesso che si reca nella struttura. I centri prevedono il pagamento del ticket sanitario (nel 68% dei casi), in la modalità gratuita (nel 33%) ed il regime di intramoenia (nel11%).

Sono 1.491 i professionisti che vi lavorano, nella quasi totalità formati e aggiornati: soprattutto psicologi (25%), psichiatri e neuropsichiatri infantili (18%), infermieri (15%), dietisti (12%), educatori professionali (8%), medici specialisti in nutrizione clinica (7%), internisti o pediatri (5%) e altri specialisti (tra tecnici della riabilitazione psichiatrica, assistenti sociali, fisioterapisti e operatori della riabilitazione motoria).

La maggioranza dei servizi censiti intervengono all’esordio della patologia (97%), oppure registrano una distanza di tempo di giorni/mesi per la presa in carico del paziente, rilevando trattamenti pregressi. Propongono, nell’85% dei casi, l’assistenza ambulatoriale specialistica, ma anche terapie più intensive (59%). La riabilitazione residenziale è offerta dal 23% delle strutture.

Lo strumento diagnostico più utilizzato (87%) è il DSM5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali). Una volta fatta la diagnosi, l’offerta integra diverse tipologie di intervento: psicoterapeutico (99%), di monitoraggio della condizione psichico-fisico-nutrizionale (99%), nutrizionale (98%), farmacoterapico (98%), psicoeducativo (97%), di abilitazione o riabilitazione fisica e sociale (66%).

Gli interventi psicoterapeutici comprendono approcci individuali (98%), familiari (77%) e di gruppo (68%), spesso integrati. Tra gli interventi nutrizionali vi è il counseling dietologico (92%), la prescrizione di integratori alimentari (90%), la riabilitazione nutrizionale (85%), la nutrizione artificiale (71%), i pasti assistiti (67%), la supplementazione orale (65%). La valutazione della qualità del servizio viene effettuata dal 44% dei centri: segnalano la soddisfazione degli utenti nel 97% dei casi, quella dei famigliari nel 63%, degli operatori nel 42%.

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Ines Bianco

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