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Troponina repetita juvant

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Troponina repetita juvant
(Last Updated On: 27 luglio 2016)

Ormai la troponina è il gold standard dell’infarto, avendo soppiantato l’elettrocardiogramma come indagine essenziale alla diagnosi.

Le nuove linee Guida dell’ European Society of Cardiology, e le recenti pubblicazioni di settore hanno oramai validato il dato. Ma un articolo di JAMA Cardiology segnala che l’introduzione di un nuovo test (troponina ad alta sensibilità), più sensibile, che potrebbe portare all’utilizzo di questo saggio come biomarker per le malattie cardiovascolari.

A dimostrarlo è stata la ricerca coordinata da John William McEvoy, della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora, recentemente pubblicata.

Lo studio ha valutato i dati di 8.800 persone che non avevano mai sofferto di malattie coronariche (o di insufficienza cardiaca) che avevano effettuato il test ad alta sensibilità per la troponina due volte negli ultimi sei anni. Durante il periodo in esame sono stati diagnosticati 1.157 casi di malattia coronarica, 965 casi di insufficienza cardiaca e 1.813 decessi.

Valori di troponina aumentati di 0,005 ng/mL risultan indipendenti per malattie cardiache, un incremento maggiore (fino a 14 ng/mL), è stato associato a un aumento di quattro volte del rischio di incorrere in malattie coronariche o morte e fino a otto volte del rischio di insufficienza cardiaca.

Il test ad alta sensibilità della troponina (hs-cTnT – high-sensitivity cardiac troponin T), ripetuto di frequente, aiuta ad individuare le persone più a rischio di malattie cardiache, insufficienza cardiaca e morte per cause cardiovascolari.

Sulla troponina quindi nessun dubbio, disponiamo di un test per prevedere gli eventi cardiaci: il problema è se questa informazione influenza nel dare cure migliori ai pazienti ad alto rischio. Il punto è se col biomarker riusciamo a prevedere un evento cardiovascolare riusciamo a ridurre il rischio con un intervento terapeutico?

Questo il compito dei curanti.

BIBLIOWEB:

McEvoy JW, Chen Y, Ndumele CE, et al. Six-year change in high-sensitivity cardiac troponin T and risk of subsequent coronary heart disease, heart failure, and death. JAMA Cardiol. Published online, June 8,2016. doi:10.1001/jamacardio.2016.0765. https://cardiology.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2527090

M. F. Piepoli, A. W. Hoes, S. Agewall, C. Albus, C. Brotons, A. L. Catapano, M.-T. Cooney, U. Corrà, B. Cosyns, C. Deaton, I. Graham, M. S. Hall, F. D. R. Hobbs, M.L. Løchen, H. Löllgen, P. Marques-Vidal, J. Perk, E. Prescott, J. Redon, D. J. Richter, N. Sattar, Y. Smulders, M. Tiberi, H. Bart van der Worp, I. van Dis, W. M. M. Verschuren -2016 European Guidelines on cardiovascular disease prevention in clinical practice -DOI: http://dx.doi.org/10.1093/eurheartj/ehw106 ehw106First published online: 23 May 2016

http://eurheartj.oxfordjournals.org/content/by/tag/guidelines

http://www.fda.gov/MedicalDevices/Safety/AlertsandNotices/TipsandArticlesonDeviceSafety/ucm109362.htm

https://www.aacc.org/publications/cln/articles/2015/december/implementing-high-sensitivity-cardiac-troponin-assays

http://www.clinchem.org/content/60/10/1273.full.pdf

 

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Bruno Milanesi

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