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Biotech made in Italy

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Biotech made in Italy
(Last Updated On: 14 luglio 2016)

Quanto è importante la tecnologia in laboratorio (e non solo) ci sembra superfluo dirlo. Ma non possiamo non fornire i dati fornite dalle aziende del biotech made in Italy, attive in Italia a fine 2015.

Le informazioni, integrate con fonti pubbliche (Programma Statistico Nazionale, dati OCSE) consentono una interpretazione delle attività svolte dalle imprese, con il loro contributo allo sviluppo dell’intero sistema produttivo, in particolare nel settore ricerca e sviluppo (R&S).

La Commissione Europea sottolinea che dietro ai migliori livelli di produttività e sviluppo ci sono investimenti in ricerca, innovazione e sviluppo, includendo le biotecnologie tra le Key Enabling Technologies.

E non solo: tra i finanziamenti europei di progetti l’italia è tra i tre paesi al vertice insieme a spagna ed UK.

I dati ci dicono che anche da noi le biotecnologie della salute (Red Biotech) sono il motore dell’intero comparto, con ricavi per 7,1 miliardi di euro, e investimenti R&S per 1,4. Riconducibile sotto alcuni aspetti al settore salute è anche un altro settore emergente quello ricompreso da Genomica, Proteomica e Tecnologie Abilitanti (GPTA), impegnate sulla nuova frontiera Big Data, per la creazione di nuovi modelli in medicina personalizzata.

Continuando nelle “definizioni colore” del Biotech ricomprendiamo nel Green sono prevalentemente microaziende che operano in campo agricolo e zootecnico con forti impulsi alla ricerca e sviluppo. White biotech è caratterizzata da aziende attive nella selezione di enzimi in grado di modificare la biomassa in building block di origine biologica, biocarburanti e materiali con caratteristiche altamente innovative.

L’export del Biotech italiano (dati ISTAT) è in aumento con esportazioni per 691 milioni di € su un totale di 12,6 miliardi di €, con paese capofila il brasile.

Ma parliamo anche di persone: i laureati sono il 73% degli addetti. Rispetto all’industria manifatturiera la quota di addetti a R&S è 5 volte maggiore, nelle imprese biotech a capitale italiano è di 13 volte superiore.

Questi numeri ci fanno ben sperare per la diffusione dell’innovazione (e nel migliorare la competitività) dell’intero “sistema Italia”.

Nel settore diagnostici, le tecnologie “omics”, dopo il sequenziamento del genoma umano e la comprensione delle basi genetiche e molecolari delle malattie, con specifici biomarker sta cambiando l’approccio di settore.

L’oncologia è la nuova frontiera, tanto da definire il settore “teranostica” con sei peptidi e d un anticorpo monoclonale annoverabili tra i successi in tale campo.

L’approccio (terapeutico/diagnostico) sta cambiando con approcci sempre più mirati e selettivi, razionalizzando e rendendo più efficace l’intero percorso di cura.

Ma sfogliare le 48 diapositive allegate è sicuramente il miglior modo di farsi una propria idea in merito.

 

BIBLIOWEB:

http://assobiotec.federchimica.it/

 

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Sergio Galmarini

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