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Universalismo Disuguale

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Universalismo Disuguale
(Last Updated On: 1 dicembre 2015)

E’ il titolo del Rapporto Crea 2015

Spesa sanitaria a -28,7% rispetto a Unione Europea (Paesi EU14 – Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia , Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Svezia), non si parla di diseguaglianze regionali, quanto piuttosto sociali nel rapporto curato dal team di economia di Tor Vergata con una forbice, anche in percentuale del PIL, che si allarga anno dopo anno.
“Quello sin qui realizzato è un Universalismo non omogeneo, crescentemente diseguale, e che dopo oltre 30 anni è forse doveroso chiedersi se non dipenda anche da qualche elemento di obsolescenza del disegno originario”.
Inutile farsi aspettative su ulteriori risparmi: il sistema attuale non riesce ad annullare le disuguaglianze.

Cresce anche la out of pocket (OOP, spesa privata sostenuta direttamente dalle famiglie, +14,5% nel 2014): se 1,6 milioni di persone in meno hanno sostenuto spese socio-sanitarie OOP, più di 2,7 milioni dichiarano di rinunciare a priori a sostenerle per motivi economici (2012/13).
Nel 2014 si registra deciso aumento che potrebbe peggiorare ancora l’impatto equitativo.
Le Regioni in rosso vedono calare i loro disavanzi sanitari, (ma il merito è più dell’inasprimento fiscale a livello regionale – differenze fino all’88%), ma sono carenti gli effettivi riordini del sistema.
Per la Prevenzione timidi segnali di ripresa degli investimenti, anche se insufficienti (vedi percentuali vaccinazioni), scontiamo il disinvestimento del passato.
Sulla spesa farmaceutica si affaccia “il rischio razionamento”.

Il falso mito dell’inefficienza: “finché rimarrà in cima all’agenda politica il tema dell’inefficienza difficilmente si determinerà un incentivo al vero cambiamento” posizione assolutamente miope in base ai dati disponibili, ma certamente dominante.
E’ una idea che permea la cultura politica (e in parte tecnica) del Paese: non c’è anno/ finanziaria/ legge di stabilità in cui non compaiono rumors (con relative smentite), di nuovi tagli al finanziamento della Sanità pubblica.
Per lo più i rumors “vincono” sulle smentite, ex post è evidente che e qualche taglio si verifica sempre, o “tecnicamente” giustificato dalla riduzione degli sprechi.
“Questo approccio non sembra essere più sostenibile, sia perché ha effetti non trascurabili tanto sul sistema sanitario, quanto su quello industriale, sia perché i dati dicono che non è questa la vera priorità”.
Queste alcune delle ragioni che portano gli esperti di Tor Vergata a proporre una “‘moratoria’ a medio termine di ogni tentativo di contrarre ulteriormente la crescita del finanziamento del Ssn ”anche perché la “Sanità nella Pubblica Amministrazione è il settore che ha dato il maggiore contributo al risanamento delle finanza pubblica”.
La “voce” Sanità è prevalente nei bilanci regionali, pesando per il 72,9% della spesa corrente e il 24,4% (sebbene sottostimato, si veda il capitolo finanziamento) degli investimenti.
Ma i 2,3 mld. di € di taglio alla Sanità sarebbero stati il 5,7% delle spese correnti non sanitarie e il 15,0% degli investimenti non sanitari, percentuali significative ma non drammatiche: la domanda è come mai si appalesi sempre solo una politica regionale per la Sanità, rimanendo opaca quella per gli altri settori.

Le priorità di intervento per risalire la china.
Per Spandonaro (presidente di Crea Sanità) questi i punti essenziali:
• definizione della quota di domanda sanitaria soddisfabile con le risorse pubbliche, proiezione della spesa privata residua e definizione delle regole di governo della sanità complementare, definendone meritorietà sociale e rapporti con il SSN;
• ridefinizione dei criteri di riparto delle risorse, considerando che l‘assunto (presente nei costi standard) di una sostanziale gratuità delle prestazioni è ormai superata nei fatti;
• rivalutazione dell’accreditamento professionale (criterio per perseguire una adeguata appropriatezza prescrittiva), dell’accreditamento delle strutture (leva di governo dell’offerta, evitando una burocratizzazione del sistema e la rottura del rapporto fiduciario medico-paziente);
• analisi degli approcci corretti per garantire condizioni competitive (ma fair) nei mercati sanitari, massimizzando i risparmi, ma salvaguardando allo stesso tempo le condizioni di contendibilità dei mercati stessi:
• necessità di rapportarsi in modo proattivo con le decisioni a livello internazionale in tema di pricing delle nuove tecnologie: l’attuale sistema di governo basato sul value based pricing diventa fortemente penalizzante per le popolazioni residenti nei Paesi con minore crescita e pensare di compensare il fenomeno con l’uso (e a volte l’abuso) di accordi confidenziali, payback, tetti e altri interventi per via amministrativa

BIBLIOGRAFIA:

11° Rapporto Sanità “L’Universalismo diseguale”  Crea Sanità 2015

 

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Francesco Bondanini

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