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Il Capo-Equipe chirurgica: vecchie e nuove responsabilità

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Il Capo-Equipe chirurgica: vecchie e nuove responsabilità
(Last Updated On: 23 agosto 2015)

In questi ultimi giorni la stampa specializzata riferisce della condanna di un Primario Otorinolaringoiatra in veste di capo-equipe per concorso in omicidio colposo per un errore del collega anestesista.
La ridda di commenti nata dalla notizia mostra come spesso è più facile commentare un titolo che leggere una sentenza.
Ammettiamolo, non è proprio di agevole lettura ma, forse, lo sforzo vale la candela visto che chirurghi o meno quanto avvenuto potrebbe riguardarci tutti.

In sintesi i fatti: morte di una ragazza di sedici anni all’ospedale di Vibo Valentia ricoverata per un ascesso peritonsillare con edema.
La ragazza fu trattata inizialmente con terapia antibiotica e cortisonici e presa in cura da chirurghi otorinolaringoiatrici.
Venne poi anche visitata da un’anestesista.
All’aggravarsi della sintomatologia venne portata in sala operatoria per l’esecuzione di una tracheotomia.
L’anestesista tentò due volte di dar corso all’anestesia generale con somministrazione di curaro e relativa intubazione.
“L’effetto miorilassante del curaro determinò la paralisi dei muscoli respiratori con conseguente totale occlusione delle vie respiratorie.
Sopraggiunse anossia con desaturazione”.
In questo contesto è stata tentata anche una tracheotomia d’urgenza senza esito.
“Il bisturi incise pure l’esofago e lese alcuni vasi”.
Morte sopraggiunse per arresto cardiocircolatorio dovuto ad asfissia indotta farmacologicamente”.
La vicenda, quindi, parte si, da un grave errore dell’anestesista, ma si complica perché il capo-equipe, pur avendo manifestato un’opinione che poi si sarebbe dimostrata corretta, non impedì all’anestesista di addormentare la paziente.
Secondo i giudici egli, in possesso delle conoscenze necessarie per ponderare le implicazioni connesse all’anestesia curarica, avrebbe dovuto sospendere l’atto operatorio che, peraltro, era urgente ma non impellente.

Tradotto: quando l’anestesista opera scelte connesse con la sua specifica specializzazione ne risponde in prima persona ma se tali scelte ricadono nel comune sapere di altri medici riappare la figura trascurata del capo-equipe che “ a fronte del rifiuto di attenersi alle direttive impartite” all’anestesista “ben potrà sospendere l’attività” o, come detto dai giudici, allontanare l’anestesista.

La Cassazione, a legger bene, non sta ritornando al passato scaricando sul capo-equipe tutte le colpe di chi lavora al tavolo chirurgico ma chiede l’eliminazione di quell’”anarchismo” che ha permeato gli ultimi anni.
Occorre che ci sia un capo, qualcuno che, “solo con riferimento a determinazioni che rientrano nel sapere comune di ogni accorto terapeuta o che riguardano gli ambiti interdisciplinari” sappia agire di conseguenza ponendo in atto tutte quelle azioni che possano impedire la creazione di un danno.

In poche parole: riappropriarsi del ruolo di capo, avere il coraggio di fare le scelte che sono proprie del ruolo.
Facciamolo, prima di pagar caro noi la paura di scontrarsi col collega e, soprattutto, poi, di far pagare caro la nostra paura ad una ragazza che avrebbe avuto davanti a sé tutta la vita!

   In allegato la Documentazione relativa in formato PDF

Click per visualizzare la Documentazione

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Giuseppe Catanoso

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