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Il Paradosso Mediterraneo

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Il Paradosso Mediterraneo
(Last Updated On: 5 giugno 2015)

Ipovitaminosi D più frequente nelle gravide del bacino del Mediterraneo.

Nei paesi che si affacciano sul Mare Nostrum è molto più frequente trovare nelle donne gravide un ridotto livello ematico di vitamina D, nonostante l’elevato grado di esposizione alle radiazioni UV.
E’ quanto raccontano in un poster presentato la scorsa settimana al Congresso Europeo di Endocrinologia di Dublino alcuni ricercatori coordinati dal dr Spiros Karras, dell’Università di Salonicco.

Le scoperte di questo studio.
La carenza di vitamina D in gravidanza è stata messa in relazione a vario titolo con una serie di complicanze, dalla pre-eclampsia al diabete gestazionale, dai difetti della osteoformazione al rischio di prematurità e al maggior ricorso al parto cesareo.
Il lavoro in oggetto consiste in una revisione sistematica di tutti i trial eseguiti nell’area mediterranea (Grecia, Turchia, Spagna e Italia) per correlare le concentrazioni ematiche di vit. D al rischio clinico di avitaminosi.
Sono state studiate in totale 2649 gravide e 1820 neonati per un complessivo numero di 15 trial, in cui l’outcome primario era rappresentato dai livelli ematici di 25(OH)D.
In Spagna, Italia e Grecia, dal 70 all’80% delle donne risulta ipovitaminica, ma in Turchia la frequenza sale al 90% di valori inferiori a 20 ng/L (definizione Institute Of Medicine, IOM)..
A spiegare il “paradosso mediterraneo” intervengono, secondo gli autori, motivazioni culturali, sociali e….sartoriali.
Nonostante la quantità di insolazione sia molto alta, le donne mediterranee tendono ad evitare di esporsi al sole, vestono spesso di nero e fanno frequente ricorso a creme protettive che schermano la pelle ai raggi UV.
Inoltre le pelli scure sono naturalmente più resistenti alle stesse radiazioni.

I limiti di questo studio.
Per un laboratorista, la principale limitazione da tenere presente nell’interpretare le conclusioni di questo studio è la variabilità dei criteri di definizione e dei metodi di misura dell’ormone nei vari trial.
Più in generale, i costi di un eventuale screening generalizzato di popolazione non appaiono giustificati, dal momento che sarebbe relativamente semplice fornire a tutte le gravide un supplemento di vit. D., come si fa per esempio nel Regno Unito e in Canada.
Ma negli USA i ginecologi sono cauti nel suggerire l’aggiunta di vit. D a tutte le gravide, e, per loro, anche lo screening andrebbe riservato solo ai soggetti maggiormente a rischio.
Per finire, per quanto estremamente interessanti, gli effetti extra-ossei della carenza di ormone non sono ancora del tutto provati, secondo l’Endocrine Society e l’European Society of Endocrinology.

In conclusione, si tratta di uno studio di indubbio interesse, da approfondire ed estendere a tutti gli aspetti della tutela di una gravidanza.

BIBLIOWEB:

Congresso Europeo di Endocrinologia 2015. Dublino (Repubblica di Irlanda), 16-20 Maggio 2015. http://www.endocrine-abstracts.org/ea/0037/ea0037ep241.htm

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Marco Caputo

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