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Reti Oncologiche Regionali

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Reti Oncologiche Regionali
(Last Updated On: 22 maggio 2021)

Rapporti di sintesi ROR 2020 ed Osservatorio nazionale screening

Dopo (e durante) l’emergenza Covid si sta verificando un’altra fase critica, quella oncologica e, come al solito, i numeri sono lì a ricordarlo. Il Terzo Rapporto dell’Osservatorio nazionale screening (ONS) depone per significativi ritardi in seguito alla pandemia da Covid-19 e parlano di oltre 4 milioni di inviti e di 2 milioni e 500mila test di screening in meno, nel 2020, rispetto al 2019, che si traducono in ritardi di 5 mesi per lo screening del tumore del collo dell’utero, di 4 mesi e mezzo per quello della mammella e di 5 mesi e mezzo per lo screening colorettale.

I risultati della Quarta Indagine Nazionale sullo stato di attuazione delle Reti Oncologiche Regionali (R.O.R), sono descritte in un altro Rapporto che sintetizza lo stato di implementazione del sistema. Lo strumento di monitoraggio utilizzato è la Griglia di rilevazione e valutazione della funzionalità quali-quantitativa (disponibile on-line sul sito istituzionale di AGENAS), condivisa con i Tavoli tecnici delle reti oncologiche regionali (Tavolo Istituzionale e Coordinamento Tecnico-Scientifico) e compilata dalle singole Regioni e P.A., nel corso del secondo semestre 2020.

I dati sono organizzati per tipologia di tumori e per regioni, integrando i dati Covid e quelli del Piano Nazionale Esiti (PNE) e Standard Ospedalieri (D.M. 70/2015): l’assistenza mostra il fianco sul fonte della tempestività nell’accesso alle cure, soprattutto nell’ambito delle reti tempo-dipendenti.

Carcinoma mammario. Rappresenta il 30% di tutti i tumori. Sono 136 le strutture che hanno raggiunto gli standard ottimali, coprendo il 68,9% della casistica complessiva. Circa un terzo delle pazienti con tumore al seno ha ricevuto un trattamento in unità operative con meno di 135 interventi l’anno, al di fuori quindi delle “performance” attese. La proporzione di nuove resezioni si è ridotta nel tempo, passando dal 11,3% del 2012 al 6,4% del 2019. Ancora una volta si registra una differenza tra regioni ed anche all’interno di una stessa regione.

Polmone. Nel 2019, 178 strutture ospedaliere hanno eseguito 12.166 interventi chirurgici per tumore maligno del polmone. 134 hanno effettuato più di 5 interventi chirurgici e tra queste 77 strutture (il 57,5%) hanno raggiunto o superato l’asticella di 50 interventi annui, indicato come valore soglia di esito più favorevole. La quota risulta pressoché stabile rispetto all’anno precedente.

Stomaco. Sono state 534 le strutture che hanno eseguito interventi chirurgici per tumore gastrico. 249 hanno effettuato non più di 5 interventi l’anno e solo 78 (il 27,4%) ha raggiunto un volume di attività di almeno 20 interventi e 30 (il 13%) ha superato il tetto dei 30 interventi l’anno. Rispetto al 2018 si è evidenziato un aumento della frammentazione della casistica: vale a dire sono aumentate le strutture con non più di 5 interventi anno e diminuite quelle che avevano raggiunto i 20 per anno.

Pancreas. Nel 2019 in Italia, sono stati eseguiti 2.710 interventi chirurgici per carcinoma del pancreas, in 230 strutture, di cui soltanto 17 hanno superato il cut-off di 30 interventi per anno (il 58% dei ricoveri totali). In Veneto una sola struttura ha effettuato da sola il 13,4% degli interventi, per un totale di 362 pazienti.

L’Osservatorio Nazionale Screening (ONS), collocato presso l’Istituto per lo Studio, la Prevenzione e la Rete Oncologica (ISPRO) di Firenze, con il Terzo Rapporto fotografa impietosamente le ormai croniche differenze tra il Nord e il Sud del Paese. Le Regioni meridionali risultano spesso in sofferenza evidenziando una grande variabilità di recupero da parte delle singole Regioni. Nell’ultimo trimestre del 2020, alcune hanno premuto sull’acceleratore per recuperare il tempo perso, ma nella maggioranza delle realtà il ritardo è addirittura aumentato. Sono ancora molte le Regioni in difficoltà, soprattutto nel meridione ove il livello di allerta è alto.

I ritardi e le riduzioni della precocità di diagnosi rimangono importanti. Sono state aggiornate le stime delle lesioni che potrebbero subire un ritardo diagnostico e che nel 2020, rispetto al 2019, ha riguardato oltre 3.300 carcinomi mammari, 2.700 lesioni cervicali CIN2+, quasi 1.300 carcinomi colorettali e oltre 7.400 adenomi avanzati.

Il Rapporto sembra evidenziare “una certa disaffezione” (o forse è meglio dire timore) dei cittadini, con una riduzione della partecipazione del 15% per lo screening del tumore del collo dell’utero e per quello della mammella e del 20% per lo screening del colon-retto. Queste stime impegnano tutto il Servizio Sanitario ad un rapido recupero.

Collo dell’utero. L’attività di screening si è ridotta del 43,4%. Ci sono ampie oscillazioni fra le Regioni (PA di Bolzano – 6,5%, Lombardia – 72,5%). Per quanto riguarda il ritardo accumulato la media è di 5,2 mesi. Prendendo in esame tre periodi temporali (gennaio-maggio, giugno-settembre, ottobre-dicembre), fortunatamente è emerso un progressivo rallentamento nella diminuzione degli esami eseguiti: infatti si passa dal – 55,3% del primo periodo al -39,6% del secondo e al -28,9% nel terzo periodo.

In altre parole continua ad accumularsi ritardo, anche se a velocità minore. Solo 4 Regioni presentano complessivamente riduzioni nel numero di test di screening inferiori al 25% (Umbria +1,8%, PA Bolzano – 6,5%, Toscana – 21,5%, Valle d’Aosta – 23,7%). Tutte le altre presentano performance più scadenti. Tre Regioni, Umbria, Toscana, Emilia Romagna, nell’ultimo trimestre hanno invece recuperato, rispetto all’analogo trimestre del 2019. La stima delle mancate diagnosi di lesioni CIN2+, a causa del ritardo accumulato, è pari a 2.782 casi.

Tumore della mammella.  Nel 2020 sono oltre 750mila (751.879) le donne che non hanno eseguito la mammografia, in screening, rispetto allo stesso periodo del 2019, con una riduzione del 37,6 % rispetto al 2019. Ampie le oscillazioni fra Regioni: dal – 9,1% dell’Umbria al – 63,3% della Calabria. Per quanto riguarda il ritardo accumulato, lo standard è di 4,5 mesi. Complessivamente, a fine anno, le Regioni che presentano meno di 2 mesi e mezzo di ritardo sono l’Emilia-Romagna, il Friuli Venezia Giulia, la Toscana e l’Umbria. Emilia Romagna, Toscana ed Umbria in particolare nell’ultimo trimestre del 2020 hanno eseguito più esami dello stesso periodo del 2019. Le stima del numero di carcinomi non diagnosticati è pari a 3.324 pazienti.

Colon-retto. Nel 2020 emerge una riduzione di quasi 2 milioni di solleciti (1.929.530) rispetto all’anno precedente, pari al 31,8% e con differenze tra le regioni: si va da +54,9 della PA Bolzano al -70,5% della Basilicata. Sono superiori al milione in meno (1.110.414), le persone che hanno eseguito il test di screening (FIT o Sigmoidoscopia), nel 2020, rispetto al 2019, con una riduzione del 45,5%. La stima delle lesioni perse è di -1.299 carcinomi e -7.474 di adenomi avanzati.

Ampie oscillazioni ancora si registrano fra le Regioni (Umbria -0,2%, Calabria -87,1%). Nel corso del 2020 il ritardo diagnostico medio è di 5,5 mesi. Solo tre Regioni (Abruzzo, Emilia-Romagna, Umbria) hanno recuperato parte del ritardo precedente, attestandosi al di sotto del 20% di persone esaminate in meno. Nell’ultimo trimestre anche il Veneto ha mostrato un leggero recupero rispetto all’anno precedente.

Alcune considerazioni sono d’obbligo. Pensare che la risoluzione del problema consista solo in un maggior investimento economico è riduttivo: un maggior investimento di risorse tecnologiche, strutturali e di personale sarà efficace se e solo se andrà di pari passo con la governance  istituzionale e aziendale. Essenziale la competenza nell’individuare chiari obiettivi strategici e operativi e capacità di orientarsi in maniera prioritaria rispetto alla valutazione degli effetti e dell’impatto degli interventi, non limitandosi ai soli risultati. Sono aspetti irrinunciabili per una ripresa degli screening.

La scommessa più importante è l’investimento in risorse umane, in termini di formazione, di attività dedicate e di motivazione intrinseca. In questa direzione si stanno già adoperando le società scientifiche di settore, per cogliere questa emergenza come una opportunità per proporre l’adozione di nuove strategie e protocolli con comprovata efficacia e che rispondano a logiche di equità e di accesso per tutti i cittadini.

BIBLIOWEB:

Portale Salute standard ospedalieri – Decreto 02/04/2015, n. 70 https://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=2102
AGENAS Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali. Rapporto di sintesi sulle ROR – 2020 (in PDF allegato)
Rapporto sui ritardi accumulati dai programmi di screening  Italiani in seguito alla pandemia da Covid 19. Terzo Rapporto, aggiornato al 31 Dicembre 2020 (in PDF allegato)
Performances Ospedaliere PNE 2020 https://newmicro.altervista.org/?p=8371
Cure palliative e terapie del dolore https://newmicro.altervista.org/?p=8088
Malattie oncologiche. Diritti e tutele https://newmicro.altervista.org/?p=8069
Cancro e Guarigioni di Genere https://newmicro.altervista.org/?p=7934
Biopsia Liquida Raccomandazioni https://newmicro.altervista.org/?p=7840
Screening oncologici e indicatori https://newmicro.altervista.org/?p=7776
Quattro passi negli Screening https://newmicro.altervista.org/?p=6502
Rete Nazionale Registro Tumori https://newmicro.altervista.org/?p=5888
Lungoviventi https://newmicro.altervista.org/?p=5427

 AGENAS : Rapporto di sintesi sulle ROR / ONS: Rapporto sui ritardi accumulati dai programmi di screening  Italiani in seguito alla pandemia da Covid 19; aggiornato al 31 Dicembre 2020 (PDF)

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Sandro Pierdomenico

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