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Patient Safety

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(Last Updated On: 5 dicembre 2019)

Dopo la Giornata internazionale Sicurezza delle cure

Lasicurezza del paziente (anche se il termine Safety definisce meglio l’obiettivo) deve essere al centro delle preoccupazioni di assistenza di ogni buon sanitario e, come si usa dire, “nessuno è escluso”. E’ uno dei Target for Health identificati dall’OMS da tempo e ribaditi nella recente (28 maggio 2019) risoluzione, la WHA 72.6, prodotta nella Seventy-Second World Health Assembly. Recepita con la Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 aprile 2019, indice la “Giornata nazionale per la Sicurezza delle cure della persona assistita” anche per l’Italia (G.U. serie generale n.113 del 16-5-2019).

Ma cosa sta succedendo da noi, in Italia, tenendo conto che al di là della legislazione, la resistenza al cambiamento è, come sempre, elevata?

La sicurezza delle cure è parte costituiva del diritto alla salute ed una priorità per le politiche sanitarie nazionali e globali, da affrontare insieme, coinvolgendo le istituzioni a tutti i livelli, i professionisti ed i pazienti. La sfida sempre aperta è quella di garantire cure sicure, in modo omogeneo, su tutto il territorio nazionale. Si tratta di un tema inscindibile dal finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale, dalla formazione del personale sanitario, dal coinvolgimento dei cittadini. I depliant e le campagne informative ne sono parte integrante.

E’ richiesta la piena consapevolezza di tutti, cittadini e professionisti, per prevenire gli eventi avversi in modo efficace, garantendo la sicurezza delle cure, sapendo che serve un gioco di squadra, con un impegno comune e costante. Non sottostimare mai la dimensione del problema, perché il rischio accompagna tutte le pratiche clinico-assistenziali. Bisogna mettere in campo ogni strumento necessario per prevenirlo, evitando percezioni non sostenute dalle evidenze. Si riduce il rischio anche attenuando le differenze regionali, attraverso l’adozione di standard organizzativi comuni, tra Regioni e strutture, come nuovo obiettivo.

La sanità italiana ha messo in campo sforzi ingenti, dando vita a molte buone pratiche ed esperienze operative concrete, diffuse sull’intero territorio nazionale. Ne sono esempio le raccomandazioni ministeriali, i monitoraggi della loro implementazione a livello regionale, il controllo degli eventi sentinella, l’attività di un osservatorio nazionale dedicato, la produzione di linee guida e la promulgazione di una legge (la Gelli Bianco), che sancisce la sicurezza delle cure quale parte costitutiva del diritto alla salute. Sicuramente le diseguaglianze a livello regionale continuano a rimanere una falla nel sistema.

Momento topico è stata la legge 24 del 2017, con l’articolo 1 e l’Istituzione dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza, alla quale tutte le regioni non mancano di offrire il loro supporto di collaborazione, garantendo anche la piena funzionalità dei centri regionali per la gestione del rischio sanitario. Sicuramente è necessario fare ancora molto, proseguendo nello sforzo di dare completa applicazione alla legge, attraverso i previsti decreti attuativi che devono ancora essere emanati.

L’Italia affronta da diversi anni sfide gravose tra cambiamenti demografici, un crescente progresso delle conoscenze e delle tecnologie ed il cambiamento del rapporto medico-paziente. Eppure, nonostante le difficoltà, sono stati attuati sforzi considerevoli per garantire la sicurezza, evitando e mitigando potenziali eventi avversi. Un impegno che ha portato benefici in termini di diffusione di cultura della sicurezza e dei metodi.

Sicurezza e qualità delle cure sono due aspetti imprescindibili per chi eroga prestazioni sanitarie, si tratti del SSN o di un qualsiasi professionista della sanità”.  Gli eventi avversi si possono prevenire non totalmente, ma in una percentuale stimata attorno al 40-50% e ad oggi non esistono evidenze che si possa arrivare al rischio zero; laddove c’è un impegno di tutti nell’applicare le raccomandazioni specifiche, emergenti dagli studi scientifici, si possono dimezzare gli eventi avversi (ma non annullare completamente).

I dati a disposizione, presentati dall’ISS, parlano di 1 paziente su 10, tra quelli ospedalizzati, che va incontro a un evento avverso, anche se fortunatamente solo una minima parte comporta danni permanenti o morte. L’Ocse stima che il 6% delle giornate di degenza ospedaliera sia dovuto a eventi avversi, derivati da attività ambulatoriale e cure primarie. Secondo l’Oms, globalmente, gli eventi avversi di questo tipo rientrano nelle prime 10 cause di morte e disabilità nel mondo.

La prevenzione funziona al meglio quando organizzazioni, professionisti e pazienti sono consapevoli di questo rischio e si impegnano a segnalare quando questo avviene, collaborando all’adozione di tutte le misure necessarie per prevenirlo.

Tre le sfide da affrontare: 1) accorciare le differenze regionali; 2) far emergere la consapevolezza in cittadini e professionisti. Prevenire gli eventi avversi in modo efficace richiede infatti un impegno comune e costante, perché “la consapevolezza dell’esistenza del rischio, la conoscenza delle procedure per prevenirlo e l’adesione alle stesse (da parte dei professionisti e dei pazienti) sono elementi decisivi per una prevenzione efficace”. Infine la 3): acquisire la conoscenza della dimensione del problema, senza sottostimarlo, ma anche evitando percezioni non sostenute da evidenze.

L’Italia ha un impianto normativo avanzato e coerente con gli standard internazionali, esperienze nazionali, regionali e buone pratiche molto valide. La miglior sicurezza delle cure è il frutto di una attenzione e di uno sforzo continui, che ci vedono tutti coinvolti, ciascuno nel proprio ruolo. La consapevolezza della possibilità di eventi avversi non deve farci dimenticare che eroghiamo assistenza sicura in oltre il 90% dei casi.

L’accento va messo anche sulla necessità di migliorare sia la capacità di raccolta dei dati e la loro qualità, sia di accrescere l’adesione ai sistemi di segnalazione degli eventi, con un auspicio: che quanto realizzato nelle strutture pubbliche venga applicato anche in quelle private. Quando si parla di sicurezza non c’è una soluzione unica, il fenomeno deve essere aggredito su più fronti. Soprattutto occorre eliminare le differenze regionali “non degne di un Paese civile”.

Abbiamo iniziato, da tanti anni, a impostare una serie di processi culminati con la legge che ha creato un approccio sistemico per ridurre il rischio intrinseco dell’amplificarsi degli eventi avversi. In sanità ora c’è una forte attenzione alla diffusione della cultura e dell’apprendimento dall’errore. Abbiamo sistemi di segnalazione degli eventi avversi e anche per la gestione del contenzioso. Soprattutto questo si è tradotto in una organizzazione sul territorio che, elaborando le informazioni, le ha trasformate in decisioni con ricadute per migliorare i percorsi organizzativi. Lo sforzo che ci deve accompagnare è quindi quello di renderle effettive ed omogenee, su tutto il territorio. Questa è forse la “sfida più grande”.

Giova ricordare che le tecniche diagnostiche molto invasive e intensive favoriscono le complicanze e che l’utilizzo di farmaci immunosoppressori, può contribuire a mettere a rischio la sicurezza di alcune pratiche sanitarie. Molto si può fare, in questi campi, con la giusta comunicazione ed una appropriata gestione del rischio clinico nelle Aziende. Conoscenza delle responsabilità e cultura della formazione appaiono quindi “cardini” imprescindibili.

BIBLIOWEB:

Sito OMS https://www.who.int/campaigns/world-patient-safety-day/2019
Risoluzione WHA 72.6 (in PDF allegato)
G.U. serie generale n113 del 16-5-2019 (in PDF allegato)
OMS Patient Safety
OECD the economics of patient safety in primary and ambulatory care
AGENAS CittadinanzAttiva – Osservatorio Nazionale – dizionario sicurezza cittadino
Ministero della Salute – La sicurezza siamo noi (in PDF allegato)
Ministero della Salute – Suggerimenti per il cittadino cure a domicilio (in DF allegato)
Ministero della Salute – Uso dei farmaci (PDF allegato)
Ministero della Salute – Percorso oncologico (PDF allegato)
Sicurezza dei dati sanitari http://newmicro.altervista.org/?p=5934
L’antibioticoresistenza resiste  http://newmicro.altervista.org/?p=5719
Stress & Aggressioni. Prevenzione d’Europa  http://newmicro.altervista.org/?p=5710
Sicurezza Trasfusionale http://newmicro.altervista.org/?p=5339
Allergie alimentari e Sicurezza del Consumatore http://newmicro.altervista.org/?p=5188
Nurses by night  http://newmicro.altervista.org/?p=5098
La Sicurezza Alimentare http://newmicro.altervista.org/?p=3102
Medici in fuga http://newmicro.altervista.org/?p=2110
Old Med http://newmicro.altervista.org/?p=2085
Targets for Health for All http://www.euro.who.int/__data/assets/pdf_file/0006/109779/WA_540_GA1_85TA.pdf

  La Sicurezza del Paziente: Indicazioni del Ministero della Salute, OMS, Osservatorio, G.U. n 113 e risoluzione WHO 72.6 (documentazione in PDF)

 Un Click per Leggere

 

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Paolo Lanzafame

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