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L’altra faccia dell’esame diagnostico

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L’altra faccia dell’esame diagnostico
(Last Updated On: 3 giugno 2017)

Ricetta «slow medicine» per fare meglio senza dover fare necessariamente di più

Questo esame è davvero necessario? Quali rischi comporta? Esistono delle alternative? Quanto costa? Non eseguirlo, cosa comporterebbe? Cinque domande che ogni paziente dovrebbe porre al proprio medico ed al medesimo tempo,  cinque domande che ogni medico dovrebbe porre a se stesso ed alla propria competenza, prima di prescrivere.

Assistiamo alla forte pressione del mercato dell’innovazione, unita alla sempre più diffusa abitudine degli assistiti a contattare gli avvocati (con il conseguente arroccamento dei sanitari su posizioni di medicina difensiva, per evitare contenziosi di natura legale). L’insieme ha creato una diagnostica pletorica ed una terapeutica invadente, capace di trasformare il cittadino in consumatore “bulemico” di servizi sanitari. Diffidente, spesso disinformato, questo utente affamato di salute, finisce per ingrossare le fila di un circolo vizioso, in cui sempre più spesso ci dibattiamo.

La corsa al crescente consumismo e turismo sanitario contribuisce a mettere a dura prova la sostenibilità del sistema, soffrendo ormai la sanità di tagli trasversali, che penalizzano soprattutto i sistemi sanitari virtuosi, che hanno spesso raggiunto elevati livelli di efficienza, economicità e gradimento, da parte dei cittadini.

Perseguire quindi l’appropriatezza delle cure, è un obiettivo che trova in Slow Medicine un paladino ed un partner disponibile. L’elogio della lentezza è la voglia di recuperare “ab imis” il senso dell’umano, di riportare l’incontro, l’ascolto, il colloquio, il confronto, al centro della Medicina, anche di laboratorio. Perché “scegliere saggiamente”, si può, adottando l’andamento lento, con “brio”.

Da queste semplici riflessioni ha preso avvio la campagna “Choosing wisely”, ovvero “scegliere saggiamente”. Avviata negli Usa all’inizio degli anni Duemila, sollecita le realtà sanitarie ad indicare i cinque test diagnostici, trattamenti o servizi di grande consumo, che non hanno dimostrato con sufficiente evidenza scientifica di essere utili per la salute dei malati e/o di procurare, talvolta, più danno che beneficio, oltre che destabilizzare economicamente il sistema.

Diventare “slow”, è lo slogan condiviso da molte Società Scientifiche, coinvolte (e convinte) sempre più frequentemente da Slow Medicine Italia. Lo testimonia la produzione delle “cinque pratiche da non fare”, nel proprio ambito esperienziale; riassumono le  raccomandazioni di Società Scientifiche e Associazioni Professionali, descrittive delle pratiche a rischio di inappropriatezza, in Italia, di cui medici, altri professionisti, pazienti e cittadini dovrebbero parlare.

Del resto, in un momento storico in cui risulta fondamentale perseguire la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale, maneggiando le finanze con l’oculatezza ed il buon senso del padre di famiglia, iniziative come questa – che vogliono ottimizzare le risorse migliorando la qualità delle risposte sanitarie rese ai malati - offrono un’equa alternativa ai tagli indiscriminati.

BIBLIOWEB:

www.slowmedicine.it
http://www.choosingwiselyitaly.org/index.php/it/le-raccomandazioni
http://www.sigu.net/show/documenti/5/1/linee%20guida
http://sinitaly.org/2015/10/05/slow-medicine-nefrologia-risultati-del-sondaggio-the-top-five-list-delle-cose-non/

  Laboratorio e “Choosing Wisely” (in formato PDF-FlipBook)

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Bruno Milanesi

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