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(Last Updated On: 12 gennaio 2017)

Cresce in tutta Europa l’età media. Il 37% ha più di 55 anni. E il primato va all’Italia.

L’associazione della competenza con l’età era una certezza anche nel passato e veniva enfatizzata con la figura del “vecchio saggio”. Nel nostro vissuto viene spontaneo pensare a Panoramix ed alle sue pozioni magiche; il druido rappresentava la figura “medica” delle avventure di Asterix e l’eroe gli tributava un deferenziale rispetto.

La realtà attuale come sappiamo è ben differente.

Un fenomeno si sta concretizzando in molti paesi europei: l’invecchiamento della classe medica. Tra il 2009 ed il 2014 la quota di medici sopra i cinquantacinque anni è cresciuta del 13% (dati Eurostat). All’Italia il gradino più alto del podio dei dottori over 55, con il 52%. Nella Ue nel 2014 sono stati registrati 1,8 milioni di medici. Il numero assoluto più alto si rileva in Germania (333.000), seguita a distanza da Italia (236.000), Francia (206.000), Regno Unito (181 mila) e Spagna (177 mila). Questi cinque Stati rappresentano insieme quasi i due terzi (64%) del numero totale di medici praticanti in Europa.

Secondo Eurostat  il “rapido invecchiamento della forza lavoro sanitaria nella UE si riflette nella quota di medici over 55, che passa dal 24% del 2004 al 37% nel 2014. La quota dei medici di età pari o superiore a 55 anni è compresa tra il 40 ed il 46% in Bulgaria, Cipro, Germania, Ungheria, Belgio, Lettonia, Estonia e Francia. Proprio in Italia si registra la percentuale più elevata: il 52%. Al contrario, è meno di un quinto a Malta (17%) e nel Regno Unito (13%)”.

Al rapido invecchiamento, tipico della generazione del baby-boom che ha cominciato a raggiungere l’età pensionabile in tutta Europa, si aggiunge nel nostro paese anche il blocco del turnover, che sta incidendo pesantemente sulle dinamiche di sostenibilità del nostro SSN. In questo modo tende a realizzarsi più una contrapposizione generazionale che la “fellowship” o “confrerie” tipica della classe medica. Il ricambio generazionale è bloccato e con esso quel trasferimento di conoscenze e capacità tecniche legato all’interscambio generazionale.

Nel 2017, se non intervengono cambiamenti nelle politiche sulle assunzioni, l’età media della classe medica italiana sarà superiore a 55 anni, la più alta nel panorama europeo e la seconda al mondo, dopo Israele (Dati Oecd, 2015).

Con l’attuale organizzazione sanitaria, appare evidente che il futuro del SSN è determinato dal numero e dalla qualità dei nuovi specialisti, aspetti attualmente di esclusiva pertinenza dell’Università. La prospettiva: supponendo già da “domani” l’assunzione degli specialisti disponibili, non risolveremmo il problema, dovendo aspettare 10/11 anni per vedere i primi risultati su ampia scala. Fino a quando la Legge non consentirà l’ingresso del medico non specialista nelle strutture sanitarie pubbliche italiane (per formarlo in queste sedi, come avviene in tutto il mondo occidentale), il SSN non può avere alcuna autonomia nella ridefinizione del proprio fabbisogno futuro.

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Sandro Pierdomenico

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