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Diritto di parola

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Diritto di parola
(Last Updated On: 7 aprile 2016)

Corsa ad ostacoli verso l’Europa

 Il 60% degli ospedali in Siria sono stati parzialmente o completamente distrutti, un operatore sanitario su due è fuggito o è stato ucciso.

Gli attacchi e le morti sono sempre tragiche, ma la perdita di operatori sanitari si trasforma in meno cura per le persone, aggravandone le sofferenze dovute ai conflitti e peggiorando la capacità di assistenza in caso di epidemie.

Spesso gli operatori sanitari sono in prima linea: nel 2014, 603 gli operatori sanitari uccisi, 958 i feriti.

Proteggere gli operatori sanitari è una delle responsabilità più pressanti della comunità internazionale secondo l’OMS che cerca di identificare modelli, in grado di evitare aggressioni o almeno di mitigare le loro conseguenze.

Medici Senza Frontiere (MSF) è un lampante esempio di abnegazione: il 3 ottobre 2014, su di un loro ospedale a Kunduz (Afghanistan) alcuni razzi hanno ucciso 14 operatori sanitari, ferendone 37.

Il 2 dicembre nello Yemen (città di Taiz) è stato bombardato un ospedale, ferite 9 persone, tra cui 2 operatori di MSF.

Come se tutto ciò fosse ininfluente, le conseguenze umanitarie delle decisioni europee (politiche di deterrenza) hanno costretto MSF e altre organizzazioni ad aumentare drasticamente le proprie attività nei punti di ingresso all’Europa.

Per MSF è arrivato il momento di “farsi sentire”: impensabile non concedergli “diritto di parola”.

“Mai prima d’ora abbiamo dovuto avviare così tanti progetti o imbarcarci per salvare vite in mare.

Mai prima d’ora abbiamo dovuto assistere così tanti disperati alle frontiere, curando le conseguenze fisiche e psicologiche dei drammatici viaggi, delle violenze subite e della mancanza di assistenza”.

Triplicati (2015) i numeri dell’azione MSF per la migrazione in Europa: tra maggio e dicembre ha soccorso 23.747 persone in mare e tra il 1° gennaio e il 15 dicembre, ha effettuato oltre 100.000 consultazioni mediche e psicologiche – sulle navi di ricerca e soccorso e nei progetti in Italia, Grecia e Balcani.

In tutto MSF ha speso circa 31,5 milioni di euro e 535 operatori umanitari hanno risposto ai bisogni di rifugiati e migranti in Europa e nel Mediterraneo.

MSF rinnova la richiesta di un passaggio sicuro all’Europa, attraverso:

  • canali legali e sicuri per i richiedenti asilo (possibilità di chiedere asilo alle frontiere di terra e ricorso facilitato a misure di riunificazioni familiari, visti umanitari e ricollocamenti);
  • percorsi di migrazione legali per ridurre viaggi pericolosi e reti di trafficanti;
  • un meccanismo di ricerca e soccorso in mare, da effettuare vicino alle coste di partenza e con luoghi di sbarco predefiniti che garantiscano condizioni umane e assistenza medica;
  • investimenti nell’accoglienza invece che nella deterrenza;
  • schemi di ricollocamento più ambiziosi;
  • l’eliminazione di violenze e abusi da parte delle autorità.

BIBLIOWEB:

Obstacle Course to Europe A policy-made humanitarian crisis at EU borders – MSF December 2015

 

   In allegato la Documentazione relativa in formato PDF

 

Click per visualizzare la Documentazione

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Paolo Paparella

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