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L’erba medica, il dolore e Umberto Eco

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L’erba medica, il dolore e Umberto Eco
(Last Updated On: 17 marzo 2016)

A pochi giorni dalla scomparsa di Eco il tam tam mediatico si è già spento.
Su tutte le testate la sua fama di docente di semeiotica, medievista, narratore, saggista, ha talmente condizionato l’audience da rendere introvabili i suoi scritti.
Entrando nelle librerie, alla sola pronuncia del nome, si veniva tacciati con un “non abbiamo più nulla di Eco”!

Questa frase incute timore: davvero non abbiamo più nulla di Eco?
10 anni fa, entrando nel padiglione centrale della Università Statale di Berlino, su un leggio un volume prestigioso ricordava i grandi intellettuali del nostro secolo.
Umberto Eco era tra questi, unico tra gli Italiani.
Egli è stato soprattutto un filosofo.
Come tale ha esercitato il Pensiero, offrendoci le sue Riflessioni. Ed esse restano!

La Filosofia ricorda l’erba medica: sembra una pianta anonima, spontanea, quasi scontata.
In realtà ha pregi doviziosi: è nettarifera, fornisce fieno, rilascia azoto, rendendo feconda la terra e soprattutto è perenne.
Le virtù dell’erba medica sembrano tradurre la forza delle Riflessioni di Eco.
Tra queste una, sul dolore, la testimonia.
Nel Luglio 2014, già malato, svolge una Lectio Magistralis su invito dell’Accademia delle Scienze di Medicina Palliativa.
Da quella lezione è derivato un libro che in poche pagine permette di “capire” il dolore.
Le righe dedicate al vissuto cristiano sono illuminanti: dal Medioevo la sofferenza diventa strumento di espiazione, il martirio una via per la santità e l’iconografia sacra si tinge di sangue.

La Medicina palliativa non a caso nasce nel mondo anglosassone, pervaso dallo spirito della Riforma.
Nel 1967 Dame Cicely Saunders fonda il primo Hospice.
Nel 1969 Elisabeth Kubler-Ross pubblica “On Death and Dying”, testo di riferimento per gli operatori impegnati nell’assistenza ai malati terminali.
In Italia solo agli inizi degli anni 80 e grazie all’opera pionieristica del dr Vittorio Ventafridda, si comincia a parlare di terapia del dolore.
Finalmente il 15 Marzo 2010, con la Legge n°38, riccamente descritta in altre pagine di questa rivista, si sancisce il diritto alle cure palliative.
Purtroppo nel 2014 un rapporto ministeriale documenta ancora ritardi: il numero di posti letto in hospice risulta ancora inferiore alla soglia di accettabilità prevista dalla griglia LEA! Il ritardo è anche culturale.
Nessuno sinora ha tradotto la parola “hospice”, forse per il timore o pudore di rendere trasparente la malattia terminale.

Carlo Maria Martini, in un epistolario dialettico intrattenuto con Eco (raccolto nel volume “In cosa crede chi non crede?”) riafferma la dicotomia tra Vita (in maiuscolo) come associazione al Supremo e vita umana (in minuscolo) espressione di corporeità temporale.
Un credente, memore dell’abiura di Galileo, con fatica interpreta questa separazione tra Vita e vita.
Anche gli animali soffrono e la Medicina Palliativa promuove una consapevolezza civica del dolore nella sua globalità: fisica, emotiva, affettiva, familiare, sociale e spirituale!

E’ lecito allora chiedersi: in cosa NON crede chi crede?
Una frase di Eco riecheggia su questa domanda: la cultura innalza la soglia del dolore! Se così è, la Medicina di Laboratorio, da sempre orientata alla prevenzione ed alla diagnosi precoce, saprà trovare una nuova collocazione tra le Scienze di Medicina Palliativa.
Questa pagina, con semplicità, vuole esserne testimonianza.

BIBLIOGRAFIA:

1 – Umberto Eco. Riflessioni sul dolore. ASMEPA Edizioni. 2014
2 – Carlo Maria Martini, Umberto Eco. In cosa crede chi non crede? Bompiani. 2014
3 – G. Casale, A.Calvieri. Le cure palliative in Italia: inquadramento storico. MEDIC 2014; 22(1):21-26

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Sandro Pierdomenico

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