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Piccoli ospedali chiudono

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Piccoli ospedali chiudono
(Last Updated On: 25 giugno 2015)

Chiusure annunciate con largo anticipo, comunità in subbuglio, comitati “per la salvezza del nostro ospedale”, ricorsi e azioni legali: solite cronache di qualche regione italiana?
No, stavolta il fatto si svolge a Cleveland, Ohio, United States of America.
Il pluricentenario (è stato costruito 108 anni fa) ospedale di Lakewood, un sobborgo della metropoli dove gioca a basket la star Lebron James, chiuderà nel giro di un anno e mezzo per difficoltà finanziarie.

L’ospedale è di proprietà della prestigiosa Cleveland Clinic Foundation, l’organizzazione no-profit a cui appartiene anche la omonima celeberrima Clinic considerata una dei primi 4 ospedali d’America.
Il management dell’organizzazione ha preso in considerazione gli indicatori economici dell’ospedale di Lakewood, ne ha constatato il calo progressivo e irreversibile dei ricoveri e della durata delle degenze, e ha deciso di annunciarne la chiusura e la sostituzione con un pronto soccorso e dei poliambulatori.

Entro la fine dell’anno prossimo aprirà anche un nuovo ospedale nelle vicinanze di Lakewood.
L’ospedale, come spesso accade, è una parte integrante della vita della comunità. Sono pochissimi gli abitanti che non abbiano un legame con la struttura sanitaria, che è di gran lunga la principale “industria” del posto, con oltre 1000 dipendenti e una fitta rete di fornitori; senza considerare il rapporto affettivo di chi ci è nato o di chi ha affrontato e superato là un periodo di malattia.

Come è noto, il sistema sanitario americano si fonda largamente -anche nell’era della “Obamacare”- sui rimborsi che finiscono per privilegiare nettamente le strutture in grado di attirare i pazienti coperti da assicurazione privata e molto meno gli assistiti di Medicare, per non parlare di Medicaid.
Tuttavia, come sottolinea con una forte vena di preoccupazione il sindaco della cittadina, il problema non è il calo dei pazienti con assicurazione privata che si ricoverano a Lakewood: il dramma è la percentuale di abitanti sotto la soglia di povertà, che non superava il 4% nel 2000, ed oggi è al 16%.
Non si tratta di un caso isolato.
E non succede solo al di là dell’Atlantico che le tensioni e le difficoltà economiche si manifestino drammaticamente sull’organizzazione delle strutture sanitarie.
Tutti fatti noti, certo.
Di enorme complessità.
Ma la tutela della salute è un’ esigenza primaria di una organizzazione sociale che vuole definirsi civile.

La diffusione del fenomeno non può essere l’alibi che assolve politici di tutti i colori e amministratori pubblici dalla inerzia e dal pressapochismo con cui molto spesso si affronta questo drammatico problema nel timore di perdere consensi alle prossime inevitabili elezioni locali o nazionali.
Soluzioni anche parziali, da proporre e perseguire con tenacia e onestà, avendo il coraggio di rischiare una rielezione, si possono adottare.

Di qua e di là dal mare…

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Marco Caputo

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