Legionella, “primo amore” per molti microbiologi e grande scommessa per la sanità le diverse professionalità coinvolte.
Finalmente sono uscite delle linee guida ministeriali di indirizzo, di cui prelevo lo stralcio che riguarda da vicino i laboratori: il consiglio è comunque di abbeverarsi a questa lodevole iniziativa, che per di più è vincolante.
Se poi vi volete chiarire il contesto dei vocaboli, le linee guida propongono il Glossario. Lo stato dell’arte è da sempre il rapporto annuale ISS.
“La sensibilità e la specificità dei metodi diagnostici per L. pneumophila siero gruppo I sono abbastanza elevate mentre sono inferiori per gli altri siero gruppi o per le altre specie di legionella.
I metodi di diagnosi per l’infezione da legionella correttamente utilizzati sono i seguenti:
Isolamento del batterio mediante coltura
Rilevazione di anticorpi su sieri nella fase acuta e convalescente della malattia
Rilevazione dell’antigene urinario
Rilevazione del batterio nei tessuti o nei fluidi corporei mediante test di immunofluorescenza
Rilevazione del DNA batterico mediante PCR (metodo non ancora validato). Si suggerisce vivamente l’esecuzione di questo test come rapida analisi nei casi di polmonite (identificati) in caso di positività saggiati poi con coltura. Questa pratica, adottata già da alcuni paesi europei, e suggerita dall’EDEC, ha consentito di isolare un maggior numero di ceppi dai pazienti dando la possibilità di risalire alla fonte di infezione.
Tuttavia, poiché nessun metodo di diagnosi di legionellosi è sensibile al 100% (vedi tabella) è oramai opinione condivisa a livello internazionale, che maggiore è in numero di metodi diagnostici utilizzati, più corretta sarà la diagnosi di legionellosi.
Infatti la negatività di uno o di tutti i test diagnostici uitilizzati e validati non esclude ci si possa trovare di fronte ad un caso di legionellosi.
In tabella (Legionella and the prevention of legionellosis WHO,2007) sono indicati i vari metodi con la relativa percentuale di sensibilità e specificità.
*La sensibilità della rilevazione dell’antigene urinario effettuata mediante test immunocromatografico può decrescere da questo valore fino ad arrivare al 32 % in alcuni kit disponibili in commercio, pertanto questo tipo di test dovrebbe essere utilizzato in aggiunta ad altri metodi per la diagnosi di legionellosi.
BIBLIOGRAFIA:
Presidenza del Consiglio dei Ministri – Linee guida per la prevenzione e il controllo della Legionellosi” – Rep. Attin.79/CSR del 7 maggio 2015
Rota M.C. , Caporali M.G., Napoli C., Bella A., Giannitelli S., Scaturro M., Fontana S e Ricci M.L. – Rapporto annuale sulla legionellosi in Italia nel 2013 – Centro Nazionale Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute e Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie e Immunomediate dell’ ISS
In allegato la Documentazione relativa in formato PDF
Click per visualizzare la Documentazione
Click per visualizzare la Documentazione
Articoli correlati:
MAG
About the Author
Email: [email protected]