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Screening per il cancro della mammella: le cifre dicono tutto?

(Last Updated On: 5 maggio 2015)

Il numero di Aprile di Health Affairs ritorna sull’argomento dell’utilità e dei danni della mammografia nello screening del cancro della mammella.
Ogni anno, negli USA, si spendono 4 miliardi di dollari per esami di monitoraggio e trattamenti costosi e non del tutto giustificati.
Questa cifra impressionante deriva dallo studio compiuto da ricercatori del Centro di Informatica biomedica dell’Università di Harvard. Gli autori hanno esaminato le pratiche assicurative di oltre 700.000 donne tra i 40 e i 59 anni dal 2011 al 2013.
Circa l’11% dei casi mostrava un mammogramma “sospetto” che ha generato approfondimenti diagnostici (dalla ripetizione della mammografia fino all’ecografia e all’agobiopsia eco-guidata).
Nella stragrande maggioranza dei casi (98.6%) il sospetto non si è confermato. Facendo una semplice proiezione di questi dati sul totale delle donne americane, i ricercatori hanno stimato un costo pari a quasi tre miliardi di dollari da spendere ogni anno in esami per lesioni che si riveleranno essere non cancro.
E anche nella ipotesi di una conferma di diagnosi, si tratterebbe nella maggior parte dei casi di lesioni a basso rischio, per le quali però diventa inevitabile impostare un trattamento terapeutico, con ulteriore lievitazione dei costi monetari e importanti riflessi sulla qualità di vita (mastectomie, chemioterapie e radiazioni).
Le cifre sono eloquenti ma si sa che in questo campo non esauriscono il dibattito, date le pesanti implicazioni etiche e psicologiche del tema.
La conclusione a cui pervengono gli autori di questo interessante contributo è che lo screening andrebbe attentamente valutato ed applicato solo a donne con evidenti e significativi fattori di rischio quali l’anamnesi familiare, l’obesità, la densità mammaria e, naturalmente, l’età.
In Italia, AIOM fornisce informazioni (di qualità, in allegato) alle pazienti.