“In uno Stato totalmente corrotto, si fanno leggi a non finire” (Tacito, Annales, 3, 27, 16).
Nella vita di tutti i giorni la corruzione si sostanzia in bustarelle occasionali per uno specifico scopo, contributi continui per mantenere un buon rapporto, regali di una certa importanza per ingraziarsi un pubblico ufficiale, scambi di favori tra persone che implicano la gestione di beni e servizi pubblici e che privano le terze parti di una equa redistribuzione delle risorse.
La corruzione, intanto, non soltanto crea ingiustizia, ma danneggia pesantemente anche la vita economica del paese. Può sembrare l’araba fenice, ma perseguire la trasparenza e lottare contro la corruzione è un compito che ci riguarda tutti, specie per chi lavora nel pubblico.
Sicuramente è una fonte quasi inesauribile di vignette di salaci disegnatori, almeno qui da noi: ma in questo caso possiamo assimilare le battute a veri e propri “aforismi” sul tema.
La Convenzione ONU di Merida tratta di un avvenimento storico: in 50 anni di storia delle Nazioni Unite non era mai accaduto che in occasione dell’apertura alla firma un paese consegnasse anche gli strumenti di ratifica. Ben 96 nazioni hanno firmato la Convenzione e l’anno adottata con proprie leggi.
Ma l’idiosincrasia per le leggi è un sentimento strisciante nella nazione. Recepire quello che l’europa ci chiede, in questo caso, potrebbe essere una marcia in più per la ripresa.
La Legge 190/2012 nasce da istanze sovranazionali e da osservatori di rilevante importanza e contemporaneamente dalla censura svolta verso l’Italia.
Sfogliare le diapositive sull’argomento, tratte da un corso tenuto presso l’ASL di Varese, può essere un modo meno traumatico di affrontare l’argomento.
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