Come tutte le saghe si considera completa la trattazione quando si raggiunge la “Trilogia”. Quindi il racconto sull’intestino di Giuseppe pigoli iniziato con le due precedenti puntate, ne richiedeva inevitabilmente una terza, la sindrome dell’intestino poroso appunto. Spero che Beppe non me ne voglia, ma la facilità di trattazione che ha caratterizzato i precedenti articoli mi ha stimolato a considerarli dei racconti.
Trattare l’intestino come “uno sconosciuto” è il passo descrittivo che in questi articoli ci ha reso semplice focalizzare i problemi legati alle disbiosi, al microbiota ed al metabolismo di una struttura complessa come è sempre il nostro intestino, un vero e proprio microambiente. Tradizionalmente all’apparato digerente sono state attribuite funzioni quali l’ assorbimento e digestione dei nutrienti e l’omeostasi idro-elettrolitica.
Negli ultimi anni, tuttavia studi anatomo – funzionali hanno aperto la strada a nuove conoscenze su aspetti della fisiopatologia del tratto digestivo e in particolare sulla regolazione del “traffico” molecolare che si instaura fra l’ambiente e l’ospite, mediante il meccanismo di barriera. In sinergia con gli apparati immunitario e neuroendocrino, la barriera epiteliale svolge un delicato compito di regolazione della tolleranza immunitaria.
Un’alterazione morfo-strutturale dell’epitelio intestinale, sostenuta da un’apertura delle giunzioni strette (zonula occludens) viene definita Leaky Gut Syndrome nel mondo anglofilo, da noi corrisponde alla Sindrome dell’intestino poroso. Tale Manifestazione si presenta per un eccesso di carboidrati e additivi alimentari, con l’uso di antinfiammatori non steroidei (FANS), per l’abuso di antiacidi, in corso di terapia antisteroidea, con l’uso di antibiotici: Qeste almeno le segnalazioni più frequenti.
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