La qualità della cura dei pazienti la maggiore priorità. (College of American Patologist).
Da qui è partita la Regione Lombardia per emanare il nuovo Decreto (n.252 del 21.1. 2013) che delimita l’utilizzo delle Tecnologie POCT, recependo sia le procedure Technology Assessment, sia quelle di Valutazione del Rischio.
Ha adottato l’ aderenza agli standard della buona pratica di laboratorio, comprendendo il controllo di qualità (CQI) interno a cura del laboratorio, la partecipazione a prove di abilità degli Utilizzatori Sanitari, la valenza legale (la registrazione dei risultati del paziente).
In un concetto, ha fatto propria l’affermazione del CLIA “le regole per la qualità devono valere indipendentemente da dove il test viene eseguito”.
Non è più così arduo citare le ISO 22870:2006 che al punto 4.a sottolineavano che: “al termine del training il personale formato dovrebbe essere in grado di dimostrare una buona conoscenza pratica: della strumentazione da utilizzare, della teoria sulla quale si basa la misurazione, degli aspetti preanalitici” ed al 4.b “Della utilità clinica del test e dei suoi limiti, dell’uso dei reagenti e della loro conservazione , delle procedure di controllo e di sicurezza della qualità”.
Citando il Decreto al capoverso Formazione degli utilizzatori: “E’ indispensabile che il personale autorizzato ad usare il POCT debba essere opportunamente formato, in conformità delle procedure previste.
Il fornitore delle tecnologie POCT può collaborare ai programmi di formazione; in ogni caso la formazione deve essere garantita e certificata dallo SMeL, che è responsabile anche dell’aggiornamento continuo del personale e della periodica verifica dell’idoneità all’uso dei POCT.
La formazione deve considerare la fase analitica e le variabili pre-analitiche”.
Che dire? Sicuramente il testo del Decreto è da inserire nel capitolo “Buona medicina di Laboratorio e non solo” e da leggere attentamente se si vuole parlare di QUALITA’.
In allegato la Documentazione relativa in formato PDF
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