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Il clima Exchange oggi in italia

Non possiamo trattare il tema senza stringerci ai cittadini emiliano-romagnoli colpiti da questa sciagura, in particolare ai colleghi sanitari che tante volte abbiamo incontrato durante convegni e congressi e di cui abbiamo apprezzato la professionalità, il carattere, le capacità organizzative e la “socialità”.

Dopo l’alluvione delle Marche, eccoci all’Emilia Romagna. Non si tratta più di disquisire se sia colpa del cambiamento climatico o del dissesto idrogeologico, di quale sia il responsabile principale di questi disastri: bisogna ammettere che la frequenza con cui avvengono è diventata annuale. La Protezione Civile ed il Ministero della Salute hanno preso le contromisure, adeguandosi. Le previsioni, quindi, erano già state fatte, ma la coscienza (o l’esperienza personale) ci portava a pensare all’eccezionalità dell’evento. Quello che dobbiamo metabolizzare il più presto possibile è che “non è più eccezionale”!

In Italia i Comuni a rischio idrogeologico sono più di 6000, oltre il 70% del totale. Solo partendo da questa considerazione possiamo sperare di ridurre i danni per il futuro: è cambiata l’analisi del rischio di tali eventi e questo deve essere recepito a livello della popolazione, con i concetti minimi di come comportarsi, imparando a convivere con questi disastri. L’esempio è il Giappone, con i terremoti, la gente “sa cosa fare” quando si verificano e i morti sono pochi, in rapporto all’evento sismico. Anche la comunità europea propone una riforma strutturale pluriennale sul clima exchange.

In realtà, anche in Emilia Romagna, in rapporto alle zone alluvionate, non possiamo dire che non sia contenuto il numero di morti. Da sempre questa popolazione ha mostrato un comportamento sociale e ad un’organizzazione “d’eccellenza”, Nell’ambito laboratoristico, chi non ha valutato la struttura del laboratorio di Baggiovara o la rete di microbiologia della Romagna? Su questa cultura popolare si appoggia l’intervento della protezione civile e degli altri stakeholders.

L’evento alluvione è insostenibile da una sola regione e non è metabolizzabile facilmente dalla collettività. E’ cambiato macroscopicamente il rischio: da una cadenza ventennale “a memoria d’uomo”, siamo passati all’evento annuale e sempre “catastrofico”.

L’infografica prodotta dal Ministero della Salute nel 2019 lo ricorda a tutti. Da parte nostra, elencare alcuni concetti di prevenzione, contenuti nel documento, appare doveroso:

- controllare i sistemi elettrico e dell’acqua (potabile), prima di utilizzarli; se si dispone di un sistema di ventilazione, pulire o sostituire i filtri;
– dopo un’alluvione vanno disinfettate tutte le superfici di casa, i mobili, gli oggetti e la biancheria; ciò che non può essere disinfettato va eliminato (materiali assorbenti come legno, carta, tela); la casa deve essere asciugata, anche con l’ausilio di termosifoni portatili, ventilatori, deumidificatori o condizionatori;
– muffe, funghi o macchie di umidità possono provocare importanti problemi allergici e respiratori; rimuovere i contaminanti e disinfettare le superfici;
– sintomi da stress e ansia sono comuni dopo una calamità naturale: rivolgersi ai servizi sociosanitari locali – possono aiutare a superare questo trauma;
– evitare l’interruzione di terapie farmacologiche o cure mediche in corso.

Il clima è cambiato: le indicazioni del 2019 (ed il precedente articolo) possono essere davvero utili!

BIBLIOWEB:

Alluvioni: Come ridurre i rischi per la salute – Ministero della Salute, 2019 (in PDF allegato) http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_280_allegato.pdf
Sito istituzionale del Dipartimento della Protezione Civile https://www.protezionecivile.gov.it/it/
Clima, inquinamento atmosferico ed effetti sulla salute in Italia http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_2_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=eventi&p=daeventi&id=564
Comunità Europea – Clima Exchange https://climate.ec.europa.eu/eu-action/eu-emissions-trading-system-eu-ets_it
Alluvioni https://newmicro.altervista.org/?p=6681

 Alluvioni: Come ridurre i rischi per la salute – Ministero della Salute, 2019 (PDF)

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