Blog

Piano nazionale esiti

Posted by:

Piano nazionale esiti
(Last Updated On: 3 gennaio 2018)

Migliora l’assistenza ospedaliera e la deospedalizzazione

Lafine del 2017 ci ha consegnato il Programma Nazionale Esiti. Con 166 indicatori, 70 di volumi di attività, 67 di esito/processo, 29 di ospedalizzazione, monitorizza ogni anno la qualità delle cure ospedaliere. Le “notizie” sono buone. Prosegue il trend generale di miglioramento, per tutti gli indicatori, anche se restano ancora sacche di inappropriatezza (soprattutto al Sud) che sono  ancor più evidenti in singole strutture di Regioni “efficienti”.

Il trend è netto soprattutto per alcuni indicatori di esito: va meglio in particolare per il trattamento di infarto acuto, ictus e chirurgia protesica. Si avvicinano comunque i risultati delle Regioni del Sud ai dati di quelle del Nord: aumentano le condizioni di equità di accesso. Ottimi risultati riguardano la deospedalizzazione delle malattie croniche, che però sconta i ritardi dell’assistenza territoriale.

Alcuni dati

Fratture del collo del femore. Nel 2010 solo il 31% dei pazienti  veniva operato entro due giorni: sei anni dopo, nel 2016 la proporzione di interventi tempestivi è stata del 58%.  Dal 2010 hanno beneficiato dell’intervento tempestivo (interventi tempestivi guadagnati),  circa 112.000 pazienti,   di cui 32.000 nell’ultimo anno. Il risultato riguarda il  miglioramento nella tempestività di intervento chirurgico sulle fratture del collo del femore, sopra i 65 anni di età.

Restano però le differenze tra Regioni e l’eterogeneità intra-regionale (in alcuni casi risulta addirittura incrementata), in parte come riflesso delle diversità proprie, di una stessa Regione. Alcune strutture ospedaliere hanno significativamente migliorato le performance negli ultimi anni, mentre altre sono ancora lontane dallo standard, con criticità nel riconoscere alla frattura del femore l’urgenza e l’importanza,  di un percorso clinico-organizzativo per il paziente over-65.

Infarto acuto del miocardio – IMA La mortalità a trenta giorni dal ricovero continua a diminuire, dal 10,4% del 2010 al 8,6% del 2016. Il dato è omogeneo tra le diverse Regioni ed è confermato dall’ultimo Rapporto dell’OCSE (Health at a Glance 2017), dove l’Italia riporta una mortalità tra le più basse tra i paesi ad economia avanzata.

Ictus ischemico. Per quanto riguarda la mortalità a trenta giorni (dopo un episodio), discorso analogo: il valore medio nazionale è del 10,9% (in diminuzione rispetto al 2015) ed è in linea con il dato dei paesi sviluppati, a benessere diffuso.

Colecistectomia laparoscopica. L’indicatore misura la proporzione di interventi, con degenza post-operatoria inferiore a 3 giorni.  Valuta la percentuale di ricoveri con degenza più estesa, rispetto a quanto richiesto dalla natura della patologia e  della prestazione. E’ un forte indicatore valutativo per l’apparato digerente. Il valore medio nazionale è passato dal 58,8% del 2010 al 72,7% del 2016. Restano anche qui differenze di comportamento tra strutture ospedaliere.

Parti cesarei. Progressiva diminuzione della proporzione relativa ai cesarei primari, dal 29% del 2010 al 24,5% del 2016. Pur rappresentando un evidente miglioramento, il dato è ancora insufficiente, rispetto allo standard internazionale. E’ però un contenimento importante: la propensione al cesareo è un comportamento difficile da cambiare, per la dimensione culturale della sottovalutazione diffusa, tra i professionisti e nella popolazione femminile, dei minori rischi e dei maggiori benefici del parto naturale, sia per la donna sia per il bambino.

Il numero in Italia è progressivamente aumentato dall’inizio degli anni ottanta, quando solo una donna su dieci era sottoposta al parto chirurgico, fino ai livelli del 2004, superiori al 37 per cento.
Le donne alle quali è stato risparmiato un parto cesareo, nell’ultimo anno, si calcola che siano 13.500: rimane una forte diversità interregionale e intra-regionale.

Secondo il PNE, la riduzione del ricorso al cesareo per ragioni non mediche, può essere ottenuta sia riducendo il numero di parti cesarei primari sia promuovendo il ricorso al parto naturale nelle donne con pregresso parto cesareo, in assenza di controindicazioni al parto vaginale. I risultati del PNE mostrano come il numero di parti naturali, eseguiti nelle donne che hanno partorito in precedenza con un parto cesareo, sia ancora estremamente basso ma in lento e progressivo aumento. Buoni dati, ma c’è ancora molto da fare.

Punti nascita, anche se nel 2016 risultano ancora 97 strutture ospedaliere (21%) con volumi inferiori ai 500 parti annui, in esse si concentra meno del 6% dei parti totali.

Ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza. In diminuzione, come le ospedalizzazioni per tonsillectomia, che passano da un tasso del 2,85‰ del 2010 al 2,15‰ nel 2016, con un conseguente impatto di circa 6.400 interventi risparmiati nella popolazione pediatrica, solo nell’ultimo anno.

Patologie a gestione territoriale: i.e. diabete, asma, BPCO. I risultati del PNE rilevano una buona presa in carico dei soggetti cronici da parte del territorio, dato confermato dalla misurazione OCSE.

Ospedalizzazioni potenzialmente evitabili. Grazie alle cure primarie, il tasso di ospedalizzazione per broncopneumopatia cronica ostruttiva, si riduce  dal 2,5‰ nel 2010 al 1,9‰ nel 2016 e solo nell’ultimo anno sono stati più di 24.000 i pazienti a cui è stata risparmiata un’ospedalizzazione, potenzialmente evitabile.

Un Neo: secondo il PNE l’offerta di servizi come chirurgia oncologica e protesica è ancora troppo frammentata.  Per la chirurgia relativa al TM della mammella, la proporzione di reparti con volumi di attività in linea con gli standard (almeno 150 interventi/anno, per struttura complessa) sale al 25% (contro il 21% dell’anno precedente), coprendo il 65% degli interventi su base nazionale, nel 2016, ma non rispettano lo standard ancora tre unità operative su quattro.

Gli indicatori di ospedalizzazione possono essere utilizzati anche per misurare la variabilità geografica dei tassi di ricovero, in relazione a determinate condizioni od interventi chirurgici. Elevati tassi di ospedalizzazione per tonsillectomia suggeriscono la possibile presenza di casi trattati chirurgicamente, senza una chiara indicazione all’intervento. L’indicatore consente di evidenziare eventuali variabilità nelle pratiche cliniche e nell’equità di accesso all’assistenza sanitaria, tra le diverse aree geografiche esaminate.

Rimandiamo al documento allegato per tutti gli altri aspetti del PNE: elaborato prezioso, per comprendere lo “stato dell’arte” della pratica medica, nel nostro paese.

BIBLIOWEB:

Sintesi PNE2017 http://www.agenas.it/primo-piano/edizione-2017-programma-nazionale-esiti-2017
PNE 2017 Agenas http://pne2017.agenas.it/
“Treemap” ovvero la nuova analisi di qualità degli ospedali http://amicimedlab.altervista.org/?p=10207
Corso PNE Fnomceo (12 crediti ECM) scadenza 1 luglio 2018 https://portale.fnomceo.it/fnomceo/showArticolo.2puntOT?id=157821

 Programma Nazionale Esiti – PNE Edizione 2017  Ministero della Salute (PDF-FlipBook)

Un Click per Leggere

Print Friendly, PDF & Email


Articoli correlati:

0
Giovanni Casiraghi

About the Author

Email: [email protected]
Go To Top
AVVERTENZA: Questo sito web utilizza i Cookies al fine di offrire un servizio migliore agli Utenti Maggiori informazioni