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A proposito di vaccini: e l’Ebola? Zebov

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A proposito di vaccini: e l’Ebola? Zebov
(Last Updated On: 20 marzo 2017)

Travolti da meningococco, morbillo e piano nazionale vaccini quasi è passata in sordina una news non trascurabile: da poco è stata chiusa la fase terza sperimentale di un vaccino contro il virus EBOLA, microrganismo di classe quarta (D.L. 81/2008) tra i più pericolosi per l’uomo, letale (febbre emorragica) e privo di adeguata terapia o prevenzione. Per ora l’unico strumento per evitare/ contenere l’infezione sembra essere proprio questo vaccino, collaudato su vasta scala in due paesi africani (Guinea e Sierra Leone) ove la malattia  è endemica (ed i cui focolai epidemici ogni tanto mettono l’OMS e tutti noi in serio allarme!).

Grazie ad una ricerca finanziata dalla Organizzazione Mondiale della Sanità, il 22 Dicembre 2016 The Lancet ha pubblicato i risultati conclusivi (nettamente positivi) del trial clinico di fase III del vaccino siglato rVSV-ZEBOV: ricombinante (r), in grado di esprimere un antigene glicoproteico di superficie della specie  Zaire Ebolavirus (ZEBOV) e veicolato dal virus della stomatite vescicolare (VSV).  La vaccinazione prevede un’unica somministrazione (intramuscolare) del vaccino. I dati suggeriscono che rVSV-ZEBOV può aiutare ad evitare la mortalità correlata durante le epidemie.

Il trial, di tipo longitudinale, è stato condotto con metodologia gruppo-controllo randomizzata. La numerosità campionaria raggiunta è significativa: 5837 soggetti vaccinati (194 bambini e 5643 adulti). Il criterio di eleggibilità per gli arruolati è stato il contatto diretto o il contatto di contatti, in cluster di malattia/infezione documentati con test di conferma. Tutti i soggetti, su disegno dello studio e per motivi etici, sono stati vaccinati. Un primo gruppo (N = 2119) ha avuto un’immediata vaccinazione; il secondo (o gruppo controllo, N = 2041) una vaccinazione ritardata (al 21° giorno dal contatto,  corrispondente al massimo periodo di incubazione noto del virus Ebola (2-21 giorni).  Entrambi i gruppi sono stati costituiti su base casuale (random).

Lo studio, sottoposto a regolamentazione da parte dell’autorità sanitaria africana (Pan African Clinical Trials Registry) è stato iniziato  in Guinea (in 5 aree urbane e rurali) e continuato in alcuni villaggi della Sierra Leone, dal 23 Marzo 2015  fino al  20 Gennaio 2016, data dell’ultimo cluster di arruolamento. In totale i vaccinati provenivano da 117 cluster epidemici ed hanno avuto un follow up di almeno 84 giorni. I risultati depongono per un’efficacia vaccinale del 100% (con un p=0.0033, decisamente significativo per il 95°percentile, con CI tra 79·3 e 100·0). In pratica nessun caso di Ebola è stato rilevato tra i soggetti vaccinati immediatamente (da 10 giorni fino al termine del follow up, dopo randomizzazione) mentre 23 casi (provenienti da 11 cluster epidemici diversi) sono stati documentati tra i soggetti vaccinati tardivamente.

La tecnica utilizzata (ring vaccination) è la stessa del vaiolo di D.A. Henderson e ne ha sicuramente favorito il successo, interrompendo il ciclo di trasmissione tra vaccinati e non vaccinati e proteggendo entrambi con l’effetto gregge. Per quanto riguarda gli eventi avversi, più della metà (il 53·9%)  dei soggetti ne ha mostrato almeno uno, nei 14 giorni successivi all’inoculo. Quasi tutti (ca il 90%) di minore entità: cefalea, stancabilità e dolori muscolari.

Degli 80 eventi avversi severi, solo due risultano associabili alla vaccinazione (una reazione febbrile ed una crisi anafilattica) ed un terzo ad essa solo correlabile  (una sindrome simil-influenzale). Tutti i soggetti sono stati comunque trattati e non hanno presentato  sequele. La numerosità campionaria  e la metodologia di studio permettono  di dar valore al vaccino rVSV –ZEBOV, confermando i precedenti dati sperimentali su animali (primati). La stretta affinità tra modelli animali e trial clinici ricorda aspetti importanti (storici ed epidemiologici) dell’infezione.

EVD (Ebolavirus Disease) rappresenta, come per HIV, una vera zoonosi e non solo per la trasmissione da tre specie di pipistrelli mangiatori di frutta (diretta, mediata, contaminazione di alimenti o per graffio, morso accidentale di animali domestici o peridomestici), ma soprattutto (ed è la piena definizione di zoonosi) il virus Ebola sembra essere protagonista di uno spillover da un comune progenitore con salto di specie probabilmente databile, come per HIV, ai primi decenni del ‘900, epoca di selvaggia urbanizzazione di Leopoldville (Kinshasa) nella Repubblica Democratica del Congo (ex Belga). 

Il virus appartiene alla famiglia Filoviridae (come il Marburg). Finora sono stati identificati 4 ceppi di interesse umano: Ebola-Zaire, Ebola-Sudan, Tai-Ebola o Ebola-Cote d’Ivoire, Bundibugyo ebolavirus ed 1 ceppo, l’Ebola-Reston, specifico delle scimmie.  Su questa base  è avvalorata la presenza di  ospiti intermedi (scimmie antropomorfe e gorilla) non essendo mai stato riscontrato, nei pipistrelli, il genoma virale ma solo gli anticorpi.

Ebola ha un RNA monofilamentare, a polarità negativa (filamento antisenso), con rara struttura filiforme ed envelope lipidico. Il tempo di replicazione è di sole 8 ore. Il patogeno deve il suo nome alla valle del fiume Ebola, nello Zaire (Congo Belga), ove si verificò una epidemia nel 1976 che causò 280 morti su 318 casi. Peter Piot, microbiologo belga, riuscì in quella circostanza ad isolare il nuovo virus “Marburg like” nel Laboratorio di Antwerp. Il Dr Piot divenne poi presidente dell’International AIDS Society, quasi a sancire l’analogia zoonotica HIV-Ebola. Nonostante gli ottimi riscontri, gli studi non finiscono qui: sono in corso delle sperimentazioni per fornire ulteriori dati sulla sicurezza del vaccino nei bambini o in quelle fasce di popolazione più vulnerabili, come i pazienti affetti da HIV.

Il virus è ormai elencato tra le cause delle malattie infettive emergenti associate a pipistrelli, come la rabbia ed il virus Hendra. Se non fosse una malattia letale, nella storia africana dell’Ebola potremmo riconoscere, tra vampiri e scimmie, il tratto avventuroso di Emilio Salgari  e l’intelligenza intrigante del belga Hercule Poirot (alias Piot) soprattutto per il rischio di “bioterrorismo”.

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Sandro Pierdomenico

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